Il dibattito pubblico francese negli ultimi anni sembra aver subito una regressione. Non tanto per i singoli profili della candidature che si stanno delineando in vista delle attesissime presidenziali del maggio 2012. Ma perché sembrano tornare nella realtà transalpina vecchi rigurgiti sociali che sembravano da un bel po’ seppelliti.
[ad]Ha infatti fatto molto discutere , anche se purtroppo soprattutto nella pagine legate alla cronaca, la vicenda legata al giornale satirico “Charlie Hebdo”. Una rivista storica della satira francese che ha segnato importanti vicende politiche del paese. Tanto che fu costretta nel 1970 a cambiare denominazione per una vignetta considerata fuori luogo su un tema tabù: la morte del generale Charles de Gaulle. “Charlie Hebdo” qualche settimana fa ha subito la perdita della sua sede a causa di una molotov incendiaria lanciata presumibilmente da un ultrà islamista.
Perché questo risentimento da parte di alcuni mussulmani nei confronti di una rivista satirica di questo tipo? Il “Charlie Hebdo” aveva pubblicato ultimamente della vignette su Maometto che hanno urtato la sensibilità di parte della numerosa componente islamica francese. E ciò ha spinto un singolo un gesto violentissimo di questo tipo.
Si trattava di due vignette, una in cui Maometto (ricordiamo che per la religione islamica non è consentito raffigurare il viso del Profeta) affermava la frase sloganistica “cento frustate se non morirete dal ridere” e un’altra che riprendeva il lessico di un’argomentazione-tormentone legata al mondo arabo e tornata in auge nel periodo delle rivoluzioni dei gelsomini: “l’Islam è compatibile con l’umorismo”. Sulla falsariga dell’Islam compatibile con la democrazia.
La sede della rivista satirica francese è andata del tutto distrutta. Tanto che la redazione di Liberation sta ospitando in questo periodo gran parte dei redattori del libello satirico.
Le autorità francesi, e in primis il ministro dell’interno Gueant, si sono subito allarmati alla notizia e prontamente hanno condannato il gesto. Si tratta infatti di un colpo durissimo per il paese della dichiarazione dei diritto dell’uomo e del cittadino. Dove tra le altre cose si da un’importanza fondamentale alla libertà di stampa e di espressione.
Una forma di regressione sociale dunque che affligge la nazione francese. E che fa temere sbocchi come quelli delle banlieue parigine, dove si manifestò un profondo malessere nei confronti di quei quartieri dormitorio che in ogni caso ebbero un ruolo manifesto nel denunciare le carenza di un sistema che forse presuntuosamente si credeva perfetto e immune da difetti.
E’ una forma di intolleranza di stampo sociale ma che rischia di ripercuotersi sul fronte politico. Oppure, all’incontrario, sono proprie determinate scelte politiche a segnare i destini sociali del paese
Ha fatto infatti discutere un’altra forma di integralismo che sta riprendendo piede in Francia: quello cristiano. Un integralismo che formalmente nasce per contrastare soprattutto spettacoli teatrali o opere artistiche considerate contrarie all’insegnamento del Vangelo. E sfruttano una capillare rete organizzativa da sempre attiva in Francia, seppur con alterne fortune, come testimonia la vicenda dell’Action Française che ebbe in Charles Maurras nel periodo della III° Repubblica il suo principale esponente.
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[ad]Non è escluso che questo fenomeno sia frutto per certi versi della svolta in atto nel Front National dove la nuova leader Marine Le Pen tenta una forma di svolta comunicativa che non può che avere una forma di conseguenza anche a livello politico. E quindi è come se un piccolo frammento della società francese non si senta più rappresentato dalla destra lepenista, che sta tentando di moderare un po’ i suoi toni, e al tempo stesso incapace di aprire uno spiraglio col Mouvement pour la France di Philippe de Villiers, anima “vandeana” e filo-monarchica della Quinta Repubblica.
Non sappiamo se sarà più determinante la politica che influenza la società (come nel caso dei movimenti cristiani) o l’inverso (come ci insegna il caso del “Charles Hebdo”). Ma senz’altro la situazione politica in Francia deve essere ben monitorata, per non assistere a spiacevoli e dannosi allarmismi nel bel mezzo del periodo elettorale. Che è pur sempre il momento più nobile per una democrazia.