L’avvertimento di Letta: “Rischiamo un’Europa di macerie.
E’ un Enrico Letta convintamente europeista quelle che parla in un convegno a Milano presso l’Ispi, l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, assieme al presidente della Commissione Europea José Barroso: “fermarsi a guardare la pagliuzza delle differenze rispetto alla grandezza globale è pura miopia che può far vincere una singola campagna elettorale ma alla fine costruirà solo macerie”, afferma il Presidente del Consiglio dei Ministri.
L’obiettivo è quello di arrivare, da qui al 2013, alle “quattro unioni”, quella bancaria, fiscale, politica e monetaria. E, puntando sulla prima unione, quella bancaria, essa “non evoca un sogno, ma so che se ci fosse stata non saremmo caduti in quattro o cinque anni di avvitamento nella crisi e nella perdita drammatica di posti di lavoro”. Le singole nazioni europee non arrivano da nessuna parte se non sono unite. Gli stati predominanti nel ‘900, come Usa e Giappone, sono sempre in cima alla classifica dei paesi industrialmente all’avanguardia. Le tigri asiatiche come Taiwan, Hong Kong e Singapore , sebbene l’esigua popolazione e minima superficie, sono sempre piazzate tra le prime nazioni in termini di crescita Pil e tecnologie. I Brics, Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, sono ormai delle realtà riconosciute, finanziariamente parlando. La crescita esponenziale degli Stati arabi medio orientali, a corollario di tutto ciò, non può che intimorire paesi dalla storia gloriosa come Italia, Francia e Spagna, ma dal presente incerto: “tutti dobbiamo renderci conto”, sostiene l’ex vice segretario dem, “che dobbiamo essere uniti, capendo che è più quello che ci unisce che quello che ci divide. E a quei livelli rendere influenti i nostri valori. Dobbiamo far sì che siamo ancora vincenti nel mondo con il nostro straordinario soft power che ci faccia recuperare quello che non abbiamo, le dimensioni. Se lo vogliamo, dobbiamo usarlo tutti insieme”.
Letta ha poi incentrato le conclusioni sull’argomento immigrazione: “oggi credo che si sia raggiunto un risultato per noi fondamentale di considerare il tema come europeo, non come tema italiano o maltese, greco o come dei paesi mediterranei. La tragedia di Lampedusa”, continua il capo del governo, “chiama in causa l’intera Unione Europea e le conseguenze dovranno essere assunte a livello europeo. Siamo dentro una dinamica per la quale scatta la solidarietà. È importante”, ha concluso, “che l’Europa affronti finalmente dopo tanti anni e tanta disattenzione il tema dell’immigrazione, il dramma del Mediterraneo”
Barroso, intervenendo dopo il premier italiano, ha ripreso il filo del discorso economico, sostenendo che l’Europa “democratica e non burocratica e tecnocratica, può certo dare ai paesi il peso necessario per contare a livello globale, soprattutto per promuovere i nostri valori”. Il pericolo adesso è il populismo. In Italia il rischio è altissimo: Movimento 5 Stelle e Lega Nord sono due organizzazioni fortemente anti europeiste. Forza Italia sta riprendendo quelle pulsioni demagogiche anti Bruxelles. Le forze pro Unione Europea sono sempre più minoritarie. Ecco il perché della sollecitazione verso gli intellettuali “perché non cedano al disfattismo”, al fine di “combattere il populismo e le forze negative”.
Daniele Errera