Il dibattito sull’etica dell’informazione e gli effetti dei media, dopo la puntata di ieri sera di “Piazzapulita” (La7), si arricchisce di un nuovo capitolo. Ore 21.05 circa, il conduttore del programma, Corrado Formigli, avverte che quel che sta per andare in onda è una ricostruzione basata sull’ipotesi del fallimento dell’Italia. Insomma, una fiction.
Il video racconta l’ipotetica “settimana X”: quella che aprendosi al lunedì con lo spread a quota 700 punti trascinerebbe, entro il venerdì successivo, l’Italia nel baratro del default finanziario.
Il filmato non è ancora terminato e i giudizi dei telespettatori perplessi non tardano ad arrivare. Twitter, in tempo reale, registra i primi commenti sull’argomento; sul forum finanzaonline.com, alle 21.17, viene lanciato il primo post: un utente si interroga sugli effetti della fiction mandata in onda da La7 e si chiede se qualche persona suggestionabile potrebbe cadere in errore e credere che tutto quello che ha appena visto sia già avvenuto realmente. Sembra di essere tornati al 1938, quando sulla CBS andò in onda il celeberrimo radiodramma “la guerra dei mondi” di Orson Welles. Ovviamente bisognerebbe stabilire le dovute distinzioni tra i due casi (come ad esempio le finalità: intrattenimento vs. informazione) ma, a ben guardare, effettivamente, la struttura della copertina di “Piazzapulita” di ieri sera sembra ricalcare in maniera fedele molti degli elementi che, secondo Cantril, avevano reso il programma di Welles interpretabile in maniera distorta.
[ad]A cercare di stemperare le critiche da parte dei telespettatori per l’eccesso di catastrofismo e per il prodotto così fraintendibile è lo stesso Formigli che, questa mattina, nella web chat post programma precisa: “Allora, la “fiction” di ieri merita una difesa. Intanto questo tipo di prodotti sono consueti in tutte le televisioni europee, anche nei programmi giornalistici. Tre anni fa in Francia andò in onda una docufiction su un ipotetico black-out dovuto a un cambiamento termico prolungato. Faceva molta paura ma era basata su ipotesi scientifiche. Anche la nostra ricostruzione era basata su articoli e dati di economisti, tanto che Enrico Letta in diretta ha detto che lo scenario era credibile. L’indicazione che si trattasse di una fiction era chiara. Pensiamo di dover parlare a uno spettatore adulto, e non ci piace rassicurare gli italiani come per troppo tempo è stato fatto dicendo che la crisi non c’era. Berlusconi ha sempre detto che quando si faceva televisione bisognava pensare di parlare a un bambino di sette anni. E’ tempo di crescere, no?”
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[ad]Il problema che rimane aperto e forse irrisolto è però più complesso. Non si tratta semplicemente di affrontare le prospettive di influenza selettiva basata sulle differenze individuali in maniera diretta, come nel caso del 1938; ovvero di preoccuparsi esclusivamente per un potenziale gruppo di telespettatori incapace di distinguere la realtà dal “fanta-giornalismo” . Piuttosto, è forse opportuno interrogarsi sugli effetti indiretti, come il caso di tutti coloro che, seppur abbiano compreso nettamente che il video fosse frutto di una ricostruzione di eventi non accaduti, decidessero comunque di intraprendere azioni a tutela del proprio patrimonio. Con conseguenze facilmente immaginabili.
Anche su questo campo, forse con contorni ancora meno definibili rispetto al passato, si deve necessariamente concentrare un serio dibattito sull’etica dell’informazione.
di Andrea Corbo