La querelle che ha visto protagonisti in questi giorni il Sindaco Giuliano Pisapia e l’Assessore Stefano Boeri sembra essere rientrata. L’Assessore ha rimesso le deleghe al Sindaco e si è scusato pubblicamente con lui e con la Giunta (gesto apprezzabile, comunque la si pensi sulla vicenda; non è una prassi consueta tra gli uomini “noti e di potere” riconoscere i propri limiti ed errori). Il Sindaco Pisapia, dopo aver consultato Giunta e consiglieri della sua maggioranza, ha deciso di restituire le deleghe a Stefano Boeri, tranne quella relativa a Expo 2015, che verrà condivisa collegialmente tra diversi assessorati.
[ad]Crisi dunque che sembra essersi risolta positivamente.
Tutto è bene quel che finisce bene? Staremo a vedere.
Un fatto certo emerge da quanto è successo in questi giorni: il ruolo che hanno svolto i social media (facebook e twitter) nel provare a entrare nelle dinamiche del primo vero empasse del governo del centro sinistra meneghino.
Domenica pomeriggio, quando si è iniziato a capire che lo scontro tra Sindaco e Assessore era andato oltre ad uno scambio, per quanto acceso, di opinioni, e che si stava trasformando in un problema serio, facebook e twitter hanno cominciato a scaldarsi. Con il solito tam tam che tanta parte ha avuto nella campagna elettorale milanese, sono iniziati a girare appelli, che hanno raccolto via via centinaia di adesioni. L’hashtag più diffuso su twitter è stato #salviamolarcobalenodimilano. In rete si percepiva sconcerto, preoccupazione e anche una certa rabbia per quanto si stava consumando tra i due attori in scena. Poca partigianeria (ha ragione Boeri, ha ragione Pisapia), tanto “spirito unitario”. E il desiderio/volontà, da parte di tutti di “contare”, nell’idea che la vittoria di Milano sia anche (forse soprattutto) “proprietà” dei tanti che generosamente si sono spesi per conseguirla.
Ora non sappiamo quanto la mobilitazione in rete abbia influenzato Giuliano Pisapia e Stefano Boeri nel cercare una ricomposizione positiva. E’ un elemento al momento difficilmente misurabile.
Ma è un dato incontrovertibile che ci sia stata e sia stata massiccia. E la mobilitazione online rappresenta solo la punta dell’iceberg di un sentimento diffuso in larga parte del “popolo arancione”, anche offline.
I cittadini chiedono di avere ruolo nelle dinamiche e nelle scelte dell’amministrazione. Non solo formalmente. Non solo come massa critica che si spende ogni giorno per commentare lo “stato” del Sindaco e dei diversi assessori (più o meno loquaci sui social network), cliccare “mi piace”, twittare e ritwittare centinai di messaggi.
Come ha ben scritto Ivan Scalfarotto nei giorni caldi della crisi “la cosa più dura della politica è avere la responsabilità delle speranze degli altri”. E al di là di quello che pensa qualcuno, tenere in considerazione la speranza (e i sogni) dei cittadini è un pezzo importante del compito di chi sceglie di assumere ruoli di governo.
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[ad]Sappiamo bene che sogni e speranze rischiano di infrangersi nel confronto, duro, con la realtà.
Occorre tanto lavoro se si vuole che i sogni si trasformino, pian piano, in pezzi di cambiamento positivo.
Questa è la vera sfida che la “primavera milanese” (che tanto ha rappresentato per Milano e per tutto il paese) si trova ora davanti per trasformarsi da sogno a realtà, scansando gli incubi.
Un passaggio fondamentale per raggiungere l’obiettivo è riuscire a trasformare la partecipazione spontanea dei cittadini in percorsi partecipativi formalizzati, che consentano ai cittadini di poter davvero contare nelle scelte che l’amministrazione si troverà a fare. Esistono diversi modelli di partecipazione già sperimentati con successo in altre realtà italiane ed europee da cui prendere esempio e ispirazione. Che hanno spesso trasformato la partecipazione in un formidabile strumento di consenso intorno alle amministrazioni.
Siamo fiduciosi che anche a Milano possa a breve innescarsi un percorso serio e positivo di coinvolgimento dei cittadini.
Della serie “abbiamo un sogno” e vogliamo realizzarlo.