Mandela l’uomo dell’inclusione
Mandela l’uomo dell’inclusione.
E’ stata una celebrazione veramente ecumenica quella per Mandela allo stadio di Soweto. C’erano veramente tutti e non so quante personalità abbiano mai ricevuto un tributo del genere. Erano presenti tre presidenti americani: Obama e gli ex Clinton e Bush. Ma non c’era solo l’America, c’era tutto il mondo: anche la Francia con Hollande e l’ex Sarkozy, e poi Raul Castro e Cameroon, Dilma Roussef e Ban Ki Moon e via di seguito. Insomma Mandela ha riunito attorno a se, in modo quasi ecumenico, tutto il mondo. Un saluto che esprime il personaggio, la sua visione del mondo e il principio della convivenza che lo ha guidato negli anni del carcere e della lotta. Un desiderio di inclusione che in vita Madiba espresse al massimo livello nel 1995, poco dopo la sua elezione a presidente, quando andò ad Orania, la città per soli bianchi fondata dal genero di Hendrik Verwoerd, il primo ministro architetto dell’apartheid e dove incontrò la sua vedova 94enne con la quale bevve un caffè. Disse poi di essere stato accolto come se fosse stato a Soweto. Nessuno seppe mai se fu proprio così, ma Mandela lo disse.
Nella celebrazione ecumenica di Soweto capi di stato e di governo hanno salutato quell’uomo, capace di includere anche i nemici, ma allo stesso tempo capace di non concedere nulla alla loro ingiustizia. Un’operazione difficile da fare quella di separare gli uomini in quanto uomini che, dunque, vanno rispettati in quanto tali, dalle loro idee che possono essere condivise o meno, avversate o no, combattute fino alla morte o ignorate. Ecco, oggi a Soweto, davanti al mondo capi di stato e di governo hanno salutato un uomo che ha saputo fare questo. Chissà se torneranno ai loro paesi e ai loro incarichi con questa lezione acquisita.