Cosa cambia nel Pd romano dopo la vittoria di Renzi
Ma dopo la vittoria di Matteo Renzi, cosa cambia nel Pd romano? La domanda se la fanno in tanti e in un’intervista al Messaggero Tobia Zevi propone la sua risposta: “Il risultato di domenica cambia il Pd, a tutti i livelli. In questo contesto il Partito Democratico romano deve capire che ruolo vuole giocare in commedia”.
Tobia Zevi è il candidato ‘renziano’ che due mesi fa ha corso per la segreteria del Pd romano finendo al terzo posto con il 15,4 per cento dei consensi. Davanti a lui Lionello Cosentino, eletto poi segretario, e Tommaso Giuntella, andato alla presidenza: tutti e due sostenitori di Gianni Cuperlo. La vittoria di Renzi quasi certamente rimetterà in discussione gli equilibri nel panorama del Pd nella Capitale.
Il ‘nuovo che avanza’ – certificato dai numeri di domenica scorsa – è deciso infatti ad andarsi a prendere quel posto al sole legittimato dal trionfo di Renzi. Tobia Zevi dice la sua, dichiarando che ora serve una ricetta diversa a partire da “una struttura radicalmente nuova del partito. E un progetto nuovo sulla città”.
“Serve una nuova classe dirigente” dice Zevi, e serve anche “un ripensamento dei linguaggi e dei rituali, per aprire davvero il partito ai cittadini”. La parola d’ordine, insomma, è ‘nuovo’.
Già, ma in concreto che significa? La domanda è lecita, visto che (smentite a parte) tutto potrebbe intrecciarsi con quell’ipotesi di rimpasto della giunta Marino di cui si vocifera da un po’. Lo scorso fine settimana, il primo cittadino ha chiuso la porta a qualunque possibilità di modifiche alla sua giunta (“squadra che vince non si cambia” ha detto dopo l’approvazione del bilancio) e anche Zevi non si lascia incastrare nel discorso sulle poltrone: “Non credo che sia questione di posti” ha affermato al Messaggero, quel che serve in Comune è “un cambio di passo”. L’ex candidato renziano alla segreteria del Pd nella Capitale spiega che non è in dubbio la lealtà nei confronti del primo cittadino, ma sostenerlo “significa pungolarlo con progetti e con idee. Dalla crisi non si esce con l’ordinaria amministrazione, ma con una visione”.
Di posti però si parla lo stesso, visto che Cosentino il 20 dicembre dovrebbe costituire la sua segreteria per il Pd romano: l’incarico di vicesegretario dovrebbero giocarselo Tobia Zevi e Luciano Nobili, ma non si scappa, in ogni caso sarà un uomo della corrente di Matteo Renzi. Stesso discorso per la segreteria regionale del Pd: si vota a marzo ed Enrico Gasbarra (area Cuperlo) potrebbe non ricandidarsi. I nomi di cui si parla sono quelli di Bruno Astorre e Lorenza Bonaccorsi, renziani entrambi.
La morale è che i renziani si sentono pronti a dettare la linea, scavalcando quella classe dirigente che da anni tiene i fili in città: da Goffredo Bettini a Nicola Zingaretti, entrambi sostenitori di Gianni Cuperlo. E la cosa potrebbe non dispiacere a Ignazio Marino, che dai vertici romani del Pd si è tenuto sempre a una certa distanza: dal rifiuto di assegnare i posti in giunta solo in base alla logica delle quote politiche fino al no secco su quel rimpasto che il Pd gli chiede da tempo.
C’è poi da dire che la simpatia del sindaco-chirurgo per il sindaco-rottamatore è nota, come è noto che alle primarie Marino ha votato proprio per Renzi. Racconta il Corriere della Sera che i due si sono sentiti già domenica sera, un contatto solo telefonico ma che ha arricchito la lista delle frequentazioni: dalla visita fianco a fianco alla Garbatella in campagna elettorale la scorsa primavera, alla passeggiata su via dei Fori Imperiali a settembre.
E così per Marino il ‘nuovo che avanza’ potrebbe rappresentare una buona notizia: quell’ala del partito in pressing su di lui è uscita sconfitta alle primarie di domenica. Marino invece si è trovato sul lato giusto. Quello vincente.