Arriva la cura Monti

Pubblicato il 9 Dicembre 2011 alle 09:28 Autore: Matteo Patané
cura monti

[ad]Un articolo a margine dei precedenti, per la tutela della banche italiane, rischia di essere però l’aspetto più clamoroso della manovra, in grado di distruggere la rete di fiducia che Monti ha saputo costruirsi negll’ultimo mese: secondo le indiscrezioni lo Stato, ovvero i cittadini, si faranno garanti delle perdite delle banche italiane senza alcuna pretesa di nazionalizzazione o controllo. Un sistema perverso, in pratica, che consentirà agli istituti di credito di scaricare le proprie perdite sullo Stato e quindi sui cittadini.
La speranza è che il dettaglio della manovra permetta di fugare simili dubbi e restituire dignità ad una manovra che, con le sue luci e le sue ombre, sembrava fatta quantomeno nell’interesse del Paese.

Questa nuova finanziaria è oggettivamente molto pesante e dura, e come anticipato sbilanciata a destra. La tassazione sui capitali scudati è ben misera cosa rispetto ai sacrifici imposti sulle pensioni, e anche sulla patrimoniale e sulla lotta all’evasione le manovre sono più timide di quello che avrebbero potuto essere. Non si parla di ICI sui beni ecclesiastici né di riduzione delle spese militari.
Il dibattito però non deve vertere tanto sulla bontà della manovra: essa è frutto di un compromesso tra le forze eterogenee che dovranno votarla e lo strettissimo sentiero che ci lascia aperto il nostro debito pubblico soverchiante; molto più importante è capire la sua utilità.
Dopo così tante manovre bruciate dallo spread impazzito da più parti si è levato il dubbio che in realtà vi sia un attacco concertato all’Italia finalizzato alla svendita e alla distruzione del patrimonio dello Stato, e che quindi qualsiasi sacrificio richiesto non sia altro che la vendita di un’illusione fino a quanto il nostro Paese, ormai svuotato, verrà abbandonato e lasciato a sé stesso. Dinanzi ad una simile visione, che richiederebbe l’esistenza di enti e personaggi così potenti da pilotare i mercati internazionali, è difficile mantenere la necessaria concentrazione, ma non bisogna tuttavia dimenticare che se l’Italia è così esposta sui mercati internazionali è principalmente per colpa delle politiche dissennate che hanno fatto schizzare alle stelle il suo debito. Ogni manovra che punta alla sua riduzione deve pertanto essere accolta come un passaggio necessario, pur doloroso, e soprattutto utile per disegnare l’assetto del nostro futuro.

Monti, quindi, ha fatto i compiti urgenti che da lui erano richiesti dalle UE e che il precedente esecutivo non era riuscito a portare a termine; vi sarà sicuramente altro nel futuro di questo governo tecnico, e si spera più improntato alla crescita che al rigore, ma ora la palla torna a Bruxelles. L’Italia ha dimostrato di poter essere in grado di fare la propria parte, ed i mercati hanno premiato questa scelta con una discesa sostanziosa dello spread dei BTP; ora il vertice di venerdì 9 dicembre mostrerà se anche la UE ha il coraggio necessario a compiere quelle scelte necessarie a proteggere il continente da simili attacchi in futuro, oppure se le istanze nazionaliste prevarranno ancora una volta.

L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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