Grillo sfida Renzi: via i finanziamenti pubblici al Pd
Il guanto di sfida è lanciato: a quattro giorni dalle elezioni primarie che lo hanno eletto plebiscitariamente alla segreteria del Partito Democratico, Matteo Renzi viene provocato pubblicamente da Beppe Grillo, il comico genovese, ormai dedito 24/7 alla politica della sua organizzazione, il Movimento 5 Stelle.
Grillo, dal blog più visitato di Italia, il suo, scrive direttamente al sindaco di Firenze: “Renzie vuole tagliare un miliardo di euro di costi della politica. La parola di Renzie è sacra. Gli voglio credere. Inizi dai soldi del partito di cui è segretario. Rinunci ai finanziamenti pubblici. E’ sufficiente una firma. La lettera l’ho preparata io”. E’ il classico tono del genovese sessantacinquenne: forte, irriverente, sprezzante. Continua bacchettando, si fa per dire, il premier Letta: “Capitan Findus Letta ha raccontato balle su balle sul taglio dei rimborsi elettorali che si è puntualmente intascato a luglio insieme agli altri partiti: una rata di 91 milioni. Renzie – continua il co-fondatore del Movimento 5 Stelle – rinunci ai 45 milioni di euro, comunque illegittimi. E, per finire l’opera, restituisca il malloppo di circa un miliardo di euro che il pdmenoelle si è intascato dal 1993, l’anno in cui gli italiani votarono per l’abolizione dei finanziamenti con un referendum”. Il referendum di cui parla Grillo si tenne nella primavera del 1993 ed al suo interno aveva, tra gli otto quesiti, quello sul finanziamento pubblico ai partiti politici: vinse l’abrogazione con un sonoro 90,3%.
Il blogger genovese passa poi all’elogio del M5S. Infatti il Movimento “ha rinunciato ai finanziamenti pubblici: 42.782.512,50 di euro che appartengono ai cittadini, in virtù di un referendum come ha stabilito la Corte dei Conti”. Si ri-appella nuovamente a Renzi nelle conclusioni del post scrivendo: “Non è necessaria una legge, è sufficiente che Renzie dichiari su carta intestata, come ha fatto il M5S, la volontà di rifiutare i rimborsi elettorali con una firma. Ho aggiornato il documento che Bersani si era rifiutato di firmare e che Renzie sicuramente firmerà (qualcuno può dubitarne?) per ufficializzare il rifiuto”. E su twitter impazzano i cinguettii all’indirizzo costituito da Grillo, #Renziefirmaqui .
Trai primi a rispondere, e di sicuro lo stesso comico non se lo sarebbe aspettato, è proprio la persona in questione, il neo eletto segretario democratico Matteo Renzi: “Caro @beppe_grillo ti rispondo nei prossimi giorni con una #sorpresina che ti sto preparando”. Non aggiunge altro. Una riga e mezzo soltanto. Ma basta questo per creare incertezza e curiosità. I prossimi giorni saranno quindi di attesa in vista della proposta targata ‘nuovo corso Pd’, la quale, molto probabilmente, andrà nella direzione auspicata da Grillo, dato che il sindaco di Firenze non ha mai nascosto la sua proposta di un taglio netto ai costi della politica: “un miliardo subito”, come ribadito più volte tra le quali l’anno scorso durante il confronto a cinque con gli altri candidati alla guida della coalizione di centro sinistra verso le elezioni di febbraio 2013.
L’attacco di Grillo a Napolitano – Nel pomeriggio il leader dei Cinque Stelle prende di mira il capo dello Stato. “Oggi va sollevata una questione di incompatibilità tra l’aggressivo ruolo politico di parte assunto dal Presidente e la funzione attribuita dalla Costituzione al Presidente della Repubblica, tra un esercizio esorbitante dei poteri presidenziali e la permanenza in quella carica”. Un attacco in piena regola quello del comico alla prima carica dello Stato tanto da chiederne le dimissioni. “Riflettano tutti i partiti sul modo di porre questa che può configurarsi come una questione politica di dimissioni del Capo dello Stato – continua Grillo – non si copra, nessuno, con l’alibi che rischia di diventare il problema dell’iniziativa di messa in stato di accusa annunciata – ma non ancora formalizzata”. E ancora: “Vanno affrontate così anche altre questioni spinose sollevate dai comportamenti del Presidente della Repubblica, come quella delle regole per l’accesso alla televisione pubblica, e quella dell’inquadramento istituzionale dei servizi di sicurezza”.
Daniele Errera