La ex segretaria di Umberto Bossi: “Renzo ha ingannato il Senatùr”. Nuova puntata del processo “Fondi Lega” sul saccheggio del fondo cassa del Carroccio da parte della famiglia Bossi. Infatti è stata pubblicata da pochi giorni la deposizione dell’ex segreteria del pater familias Umberto, Nadia Dagrada, che ha raccontato ai pm del Tribunale di Milano le trame oscure dei Bossi e dell’ex tesoriere Francesco Belsito: “So che Renzo diceva al padre di sostenere esami universitari ora a Londra o negli Stati Uniti, ed anzi a volte ci aveva amareggiato sentire Umberto, orgoglioso, parlare dei bei voti che il figlio Renzo aveva detto lui di aver conseguito”, ha detto Dagrada nell’aprile scorso.
L’ex consigliere regionale lombardo Renzo Bossi – ormai conosciuto con l’appellativo “Il Trota” – ha ingannato ripetutamente il padre sui suoi studi superiori e sulla famosa laurea acquistata in Albania con 77 mila euro sottratti dalle casse di via Bellerio (per lo stesso motivo l’erede minore del Senatùr è indagato anche a Tirana). Soltanto nel periodo antecedente allo scoppio dello scandalo leghista il tesoriere Francesco Belsito ha avvisato personalmente l’ex segretario federale del mancato diploma e del titolo universitario ottenuto senza aver mai frequentato un giorno di lezione.
Gli atti dell’inchiesta “The Family” – dal nome della cartella sequestrata a Belsito contenente tutte le ricevute e le fatture delle spese illecite -, che si è conclusa ufficialmente nei giorni scorsi, ha prodotto circa 13 faldoni di atti e documenti. L’accusa principale mossa contro la famiglia Bossi e il “bancomat” personale Belsito è quella di truffa aggravata ai danni dello Stato per circa 40 milioni di euro. Ma la scelta degli inquirenti è stata quella di perseguire soltanto le spese illecite per fini privati e non i fondi neri che Belsito ha detto di aver distribuito “a pioggia” nel corso degli ultimi anni.
Repubblica racconta anche dell’ossessione di Umberto Bossi e degli ex vertici della Lega. Pare infatti che il Carroccio abbia utilizzato soldi pubblici per far bonificare gli uffici principali dello stato maggiore leghista dalla presenza di eventuali micro spie. Queste bonifiche venivano effettuate proprio perché il Senatùr sentiva di essere pedinato dai servizi segreti, ha spiegato Belsito agli inquirenti, confermando di aver trovato nell’ufficio romano di Bossi in via Nomentana alcune cimici. Una mezza spy-story in salsa padana che però è finita malissimo per la Lega Nord.