Brasile, Rousseff ammette che nel Paese continuano le torture
Giovedì, a Brasilia, si è svolta la 19ᵃ edizione del Prêmio Direitos Humanos, ed era presente l’attuale Presidente Dilma Rousseff, la quale ha ammesso che nel Paese sudamericano sono ancora commesse forme di tortura. “Pur avendo ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, bisogna ammettere che essa continua ad esistere all’interno del nostro Paese”, ha dichiarato Rousseff. E ha aggiunto che il governo brasiliano “non accetta alcuna pratica di tortura nei confronti di qualsiasi cittadino” ma, semmai, si batterà contro la “piaga” della violenza contro i giovani, soprattutto contro i neri e all’interno delle periferie povere delle grandi città brasiliane.
Rousseff, inoltre, ha ricordato quando fu arrestata nel 1970 e condannata a tre anni di carcere per aver combattuto la dittatura brasiliana (1964-1985), essendo stata membro di gruppi armati come il COLINA (Comando de Libertação Nacional) e la VAR Palmares (Vanguarda Armada Revolucionária Palmares). A tal proposito, ha espresso il proprio entusiasmo riguardo alla creazione della Comissão Nacional da Verdade, istituita proprio durante il suo mandato per indagare sui crimini commessi durante il periodo della dittatura, ammettendo che “tutte le persone dovranno sapere, senza limitazione, la propria storia per evitare di ripetere gli errori del passato”.
Infine, Dilma Rousseff ha voluto ricordare Nelson Mandela, ex Presidente del Sudafrica e vincitore del premio Nobel per la pace nel 1993, che è scomparso lo scorso 5 dicembre all’età di 95 anni. Lo ha definito come “esempio di vita e di lotta” per tutti quelli che difendono i valori della giustizia sociale, della pace e dei diritti umani. Rousseff ha dichiarato che ricordando Mandela si fa rifermento alla resistenza contro qualsiasi forma di oppressione, alla capacità di unire un popolo, alla capacità di un leader di costruire con il suo esempio un Paese libero, senza forme di razzismo e di oppressione.