Maurizio Landini, segretario generale della Fiom-Cgil, la Federazione Impiegati Operai Metalmeccanici, è diretto verso Firenze: lì il neo segretario dei democratici, Matteo Renzi, come sindaco della città, sta per inaugurare una mostra cittadina della Fiom sulla Firenze industriale. Intervistato da Luca Sappino per L’Espresso, Landini tocca vari argomenti e parte proprio dal sindaco-segretario.
“Cosa dirò a Renzi? Quello che gli stanno dicendo i lavoratori, e chi protesta in queste ore, e cioè che bisogna sapere rispondere alla domanda di cambiamento del paese soprattutto valorizzando il lavoro. Bisogna dare lavoro a chi non ce l’ha e utilizzare l’intelligenza di chi lavora per aprire nuova fase in Italia, fatta di investimenti”.
Certo, in passato Renzi si era schierato, tempo addietro, col Marchionne sui temi del lavoro e competitività e il giornalista punezecchia l’intervisto: “Credo che sia sotto gli occhi di tutti quello che è avvenuto alla fine di quella contesa: dopo tre anni la Corte Costituzionale ha stabilito che quello che Fiat faceva era contro i principi della Costituzione e poi, abbiamo ormai chiarito, e l’ha riconosciuto anche Renzi, che i famosi venti miliardi di investimenti promessi da Marchionne non sono stati mai concretizzati e oggi rischiamo di perdere altre importanti quote di produzione”.
Per Landini “Quello che è successo dovrebbe far riflettere tutti, a partire dallo stesso Renzi: la crisi produttiva della Fiat indica che quel modello è fallimentare. La linea incarnata da Marchionne non porta a nessun risultato e contrasta con la nostra Costituzione, sia sul piano economico che su quello delle relazioni sindacali”. Lo stesso Renzi, del resto, in seguito avrebbe cambiato opinione, sostenendo seccamente che “Marchionne ha tradito gli operai”.
A chi ipotizza che sia Landini a succedere a Susanna Camusso alla guida del sindacato di Corso Italia, lui risponde così: “Non è all’ordine dell’giorno. Io, se mi rieleggono, farò ancora il segretario della Fiom. Poi, per la Cgil, il problema non è chi fa il segretario ma quale linea sindacale emerge per il futuro, partendo dal fatto che, quelli passati, sono stati anni di arretramento per i diritti dei lavoratori e per il lavoro in generale”.
Del resto, la forza contrattuale della Fiom è assai ridotta. Per troppo tempo considerato un sindacato di estremisti, la segreteria di Corso Italia darebbe all’attuale sindacalista capo Fiom un potere di contrattazione maggiore. Quello necessario pochi giorni fa, quando la Fiom ha manifestato sotto Palazzo Chigi al fine di incontrare Letta, invece ci si è ritrovati in un tavolo con Zanonato e Giovannini. “Risolta – la questione – no. Impostata spero di si. E’ stato un incontro importante: il governo ha così parlato non solo con la Fiom ma con venti delegazioni di aziende in crisi”.
In quell’occasione, per Landini, c’è stata la possibilità di dire con nettezza ciò che i lavoratori e il sindacato pensano, sulla necessità di investimenti pubblici, di un piano per la siderurgia, per i trasporti, per la banda larga. “Gli abbiamo espresso le nostre contrarietà sulle privatizzazioni, perché non condividiamo l’idea di svendere. Gli abbiamo detto di pensare a un nuovo e vero sistema di reddito minimo, e che i fondi pensionistici, nel maturare interessi, vanno investiti nel nostro paese”. Indiscutibilmente, quindi, “la priorità va al lavoro”.
C’è spazio anche per un accenno alla ‘rivolta dei forconi’: “Dobbiamo capire cosa c’è dentro queste proteste e dobbiamo fare in modo che non ci siano derive né violenza. Ma il governo si deve preoccupare di rispondere, soprattutto, alle domande, vere, che le persone fanno“. Il centro della protesta, punta il dito Landini, è Torino e non sarebbe un caso: “Torino è la città che si è impoverita di più in questi anni, trasformandosi dalla città della Fiat alla città della disoccupazione della Fiat. Torino è la dimostrazione che quella politica che piaceva a Renzi impoverisce il paese”.