Mauro lancia i Popolari per l’Italia e bacchetta Grillo
Parla di legge elettorale, di “forconi” e di Grillo, nonché di rinnovamento della politica Mario Mauro. Più che da ministro della Difesa, lo fa da riferimento possibile di una nuova forza politica, all’Assemblea popolare per l’Italia, presentazione del soggetto politico che comprende coloro che hanno deciso di lasciare Scelta civica, formando gruppi autonomi in Parlamento, con l’etichetta di Popolari per l’Italia.
Parte dalla tensione che si sta vivendo in questi giorni Mauro, tra proteste targate “Forconi” e altre occasioni di scontro. “Dalla rabbia dei ‘forconi’ esce la rabbia di tutti – ha detto – quindi su questo ci vuole serietà di analisi perché ci sono in piazza persone che hanno idee contrapposte e questo ci deve far comprendere la profondità di questa crisi economica che non deve bruciare tutto dietro la miseria della ricerca di una nuova leadership”.
Il ministro non ha gradito però l’atteggiamento di chi, in sostanza, ha invitato le forze dell’ordine a non difendere le istituzioni e i politici: “Chi ha agito così ha fatto un attentato alla vita democratica del nostro Paese“. Non ha nominato Beppe Grillo, ma il riferimento è stato piuttosto chiaro. “Il grado di forza e di libertà delle nostre forze dell’ordine e delle nostre forze armate – ha precisato – tiene al sicuro la Repubblica e mantiene certa la nostra convivenza civile”.
A chi gli ha chiesto se la politica risulti rinnovata grazie a segretari “giovani” come Matteo Renzi, Matteo Salvini e Angelino Alfano, Mauro ha risposto senza dubbi: “Sono sconvolto all’idea che si pensi di rilanciare la politica italiana con questo o quel nuovo leader: se ne parlava già 20 anni fa e già allora non si è risolto il nodo effettivo di garantire maggiore prosperità alle nostre famiglie, più competitività alle nostre imprese e una maggiore reputazione al Paese». L’importante non è l’età, ma “se qualcuno ha delle carte nuove per giocare la partita che ci può dare la vittoria”.
L’ultimo pensiero è per la legge elettorale, dopo la decisione (ancora da conoscere nei dettagli) della Corte costituzionale: “Non possiamo fare orecchie da mercante e dobbiamo ascoltare la Corte – ha detto – dobbiamo rimettere ogni cittadino in grado di scegliere le persone che vuole votare. Credo sia giusto tornare alle preferenze: non vedo strumento più adeguato per potere individuare chi si merita la fiducia dei cittadini”.
Gabriele Maestri