L’intervista a Leon Panetta: “Se vi spiamo è per proteggervi”

Pubblicato il 15 Dicembre 2013 alle 16:55 Autore: Guglielmo Sano
Leon Panetta

L’intervista a Leon Panetta: “Se vi spiamo è per proteggervi”

Politico, avvocato, professore universitario: negli Stati Uniti ci sono pochi uomini potenti come Leon Panetta. Capo di gabinetto della Casa Bianca dal 1994 al 1997, con Clinton, è stato chiamato a far parte dello staff di Obama, nel 2009, per prendere le redini della CIA. Dopo aver lasciato l’incarico nei servizi segreti, a causa di uno scandalo legato a ipotetici finanziamenti illeciti da lui percepiti, è stato nominato Segretario della Difesa, incarico che ha mantenuto dal 2011 al 2013. Panetta, intervistato da La Stampa, ha risposto alle domande sullo scandalo delle intercettazioni effettuate dalla National Security Agency – il cosiddetto Datagate – senza mai negare l’entità e l’ampiezza dell’operazione “Prism”. Soffermandosi sulle azioni di spionaggio svolte in Italia ha dichiarato: “nelle relazioni con le controparti italiane c’è stata molta trasparenza, le ho informate di cosa facevamo e loro hanno condiviso con me quello che facevano”.

Leon Panetta

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Gli Usa hanno agito in nome della lotta al terrorismo – “era chiaro ai membri della vostra intelligence che, se volevamo proteggere i nostri due paesi, dovevamo avere operazioni di controllo che consentissero di sapere dove e quando avrebbero colpito i terroristi” – l’Italia sapeva e collaborava attivamente alle intercettazioni. D’altronde “l’Italia è uno dei nostri migliori partner per la difesa”, ha continuato Panetta, “senza di voi non credo che sarebbe stato possibile rovesciare Gheddafi”. Ora che la lotta al terrorismo, la lotta ad Al Qaeda, “si è spostata in Medioriente”: l’Italia diventa ancora più importante in virtù delle sue “entrature” nella regione. Certo la Libia rischia di esplodere, ma è la Siria – “il nuovo Afghanistan” – a rappresentare il più grande pericolo per gli americani: “gli eredi di Bin Laden vogliono farne la loro base per colpire Europa e Stati Uniti”. In quest’ottica l’Italia e le basi americane sul suo territorio diventano ancora più importanti: “il Muos in Sicilia è così importante per le nostre operazioni in Medioriente che è assolutamente necessario lavorare con la comunità locale e rispondere alle loro preoccupazioni”.

 

L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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