Congresso Lega, Matteo Salvini contro Bruxelles
L’investitura di Matteo Salvini al congresso straordinario della Lega Nord a Torino è stata salutata con favore dai militanti. La speranza maggiore rimane l’aumento dei consensi (confermato dagli ultimi sondaggi) per ritornare a essere determinanti già dalle prossime elezioni Europee, che si profilano le più euroscettiche dal 1979, anno della loro introduzione.
Certo è che il discorso di Salvini all’assemblea torinese non spicca per originalità rispetto alle invettive bossiane del passato. Cambia il segretario federale ma non il programma, cambia la guida ma le urla rimangono le stesse, più che altro un’eco che si propaga da molti anni ormai nelle assemblee leghiste senza aver avuto alcun riscontro nelle precedenti esperienze di governo: “Per qualche giornale italiano a questo tavolo c’è il passato, la nostalgia, l’egoismo, la xenofobia, il razzismo – ha detto l’ex consigliere comunale di Milano –. Io penso che ci sia l’unica speranza per un’altra Europa fondata sul lavoro, sui diritti, sulla nostra cultura, sul nostro futuro. Un’Europa che non si vergogna, che non è schiava dello spread, delle banche, della finanza, delle agenzie di rating. Ormai destra e sinistra non esistono più”.
Peccato che questa opposizione ormai inesistente fosse invece ben rappresentata al tavolo della nuova segreteria. E’ bastato guardare il parterre degli ospiti stranieri accreditati: Marion Maréchal-Le Pen (ambasciatrice della zia Marine, in rappresentanza del Front National), Geert Wilders (leader dell’estrema destra xenofoba olandese), Heinz Christian Strache (a capo del Fpö austriaco del defunto Haider) e perfino il coordinatore del movimento putiniano Russia Unita Viktor Zubarev (accompagnato – nientepopodimeno – dall’ambasciatore russo all’Onu Komov), oltre ai rappresentanti di alcuni movimenti separatisti europei.
La nuova battaglia (di destra) della Lega si colora quindi di un antieuropeismo misto al “nazionalismo regionale” e all’antiglobalismo, non proprio un programma liberale: “L’euro è un crimine contro la nostra umanitá e prima salta l’euro prima posso riprendere la battaglia per l’indipendenza, quindi prima vivere, prima ammazzare il mostro”, ossia l’Europa dei tecnocrati e della finanza dissoluta. Ed è questo l’unico modo – stando alle parole del neosegretario – per ottenere la tanto bramata indipendenza della Padania, il “futuro manifesto” della Lega dalla sua fondazione. In fondo il popolo verde presente alla convention leghista non ha rinunciato ai sogni di secessione: numerosi gli striscioni affissi in sala come “Secessione, l’Italia non esiste”, “Teo [Salvini] noi qui al nord vogliamo il muro” e “Matteo, basta Italia”.
Matteo Salvini, capolista della corrente “Comunisti padani” alle elezioni del 1997 dell’autoproclamato Parlamento della Padania, ha deciso di entrare a far parte della nuova alleanza euroscettica per spodestare “i criminali della Commissione europea e cambiare l’Europa”. Bruxelles è il nuovo nemico della schiavitù padana, “mostro” e “boia” da sconfiggere grazie alla collaborazione col fronte – questo si trasversale – delle forze antieuropee presenti nel Vecchio Continente e a est nella “Russia amica”, nemica storica del diritto dell’autodeterminazione dei popoli – salvo casi eccezionali – tanto caro al Carroccio.
L’intervento di Salvini al congresso torinese si è concluso con una minaccia ai giornalisti: “Oggi facciamo le persone educate, ma la prossima volta fuori, tanto scrivete le stesse schifezze, mandate in onda le stesse schifezze. Almeno non fatelo in mezzo alla nostra gente che non si merita di avere dei parassiti simili che poi spargono fango e veleno. Ci avete rotto i coglioni!”, ha detto il politico leghista che, come noto, è collega dei cronisti presenti in sala (è iscritto all’ordine). L’attacco avviene all’indomani della pubblicazione dei verbali in cui l’ex tesoriere Francesco Belsito ha accusato Salvini di aver ricevuto da lui dei fondi neri.
Così si è conclusa questa ricca domenica del passaggio di consegne tra generazioni politiche: mentre l’omonimo democratico veniva ufficialmente proclamato segretario nazionale a Milano, Salvini si riconciliava con lo sconfitto Umberto Bossi e rilanciava il programma del movimento. La nuova Lega riparte proprio dal linguaggio del suo storico leader e da un nuovo nemico: Bruxelles ladrona.