Possibile alleato per Renzi, Napolitano. Matteo Renzi è ufficialmente in sella. Sbrigate le ultime questioni burocratiche e risolte le prime trattative politiche (presidenza del partito a Gianni Cuperlo, segreteria nominata, direzione nazionale votata all’Assemblea) ora Renzi ha tutti i mezzi per porsi come vero e proprio protagonista del dibattito politico italiano.
Spiazzato, per i detrattori, o positivamente sorpreso, per i fan, dal decreto legge sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, il sindaco di Firenze ha già trovato una nuova arma politica per andare all’attacco: se l’abolizione del finanziamento è graduale, il Pd rinuncia da subito al denaro pubblico. Ma Grillo apra su riforme e legge elettorale.
Lo spirito di questi giorni sembra essere improntato ad una sana competitività, che dall’economia si sposta alla politica. Letta e Renzi, i due “cavalli di razza” destinati secondo alcuni a scontrarsi si troveranno ad alzare sempre di più l’asticella per non scomparire politicamente. Letta non vuole essere vittima del neo-segretario, eletto a furor di popolo, mentre Renzi non vuole apparire come un vecchio burocrate costretto a sostenere un governo dalla composizione anomala.
Da questa competitività politica possono uscire emergere cose positive non solo per i due attori in campo ma per il Paese. A condizione che Renzi smonti il teorema secondo cui sarebbe l’asse Napolitano-Letta a garantire l’esistenza e la più o meno lunga durata di questo esecutivo.
Nel corso del dibattito per le primarie molto spesso il sindaco di Firenze è stato dipinto come “il nemico della Larghe Intese”, come colui che con la sua straordinaria forza d’urto avrebbe fatto cascare il governo a guida Letta portando il paese verso una nuova tornata elettorale alla vigilia delle elezioni europee. Ebbene, Renzi se vuole avere piena cittadinanza nel dibattito politico attuale (che lo vede tra l’altro extraparlamentare come molti altri leader politici come Berlusconi, Grillo, Vendola e Salvini) deve totalmente ribaltare il tema ponendo un altro tema politico: il governo deve durare, ma deve anche fare.
Da questo punto di vista è fondamentale un nuovo asse tra il sindaco e il Capo dello Stato. Nella scorsa settimana i due si sono visti ma non è un mistero la freddezza con cui si sono salutati nel corso del loro ultimo incontro fiorentino. Napolitano sostiene convintamente, ponendosi come garante in un modo molto “presidenzialista”, questo governo ma al tempo stesso lo sprona ad agire su determinate issues. Basti pensare ai continui richiami sulla legge elettorale, alla clamorosa apertura sul tema del bicameralismo paritario (fatta tra l’altro proprio in Senato) o al messaggio alle Camere sull’indulto.
Indipendentemente dal segno dei singoli provvedimenti, Napolitano vuole questo governo. Ma il governo deve operare. Partendo da questo presupposto Renzi dovrebbe porsi come il “primo alleato” del Presidente della Repubblica paradossalmente ancor di più rispetto a Letta. Ponendosi come l’uomo che, con la fine delle Larghe Intese, intende dettare un’agenda politica al governo in grado di avere un’attuazione pratica che molto spesso le continue trattative di palazzo rallentano.
Se dunque lo schema attuale si basa su una dicotomia sostenitori vs detrattori delle Larghe Intese, l’abilità politica del nuovo segretario del Pd starà nel dettare la sua agenda e nel far capire a Napolitano che, pur con qualche sapore ribelle e movimentista, il suo più grande alleato non è solo a Palazzo Chigi. Ma anche a Largo del Nazareno.