Siamo sicuri che sia questa la “casta”?
“La titolarità di qualsiasi carica, ufficio o organo di natura elettiva di un ente territoriale non previsto dalla Costituzione è a titolo esclusivamente onorifico e non può essere fonte di alcuna forma di remunerazione, indennità o gettone di presenza.”
[ad]Questa è una delle norme (Capo III Riduzioni di spesa. Costi degli apparati) contenuta nel Dl 201/2011: «Disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici», presentato dal Governo di Mario Monti, firmato dal Presidente Giorgio Napolitano, ora all’esame delle commissioni parlamentari, prima della maratona per l’approvazione che si svolgerà sabato e domenica in Parlamento.
La norma rientra in un (primo?) tentativo del nuovo esecutivo di muovere qualche (timido) passo per andare a incidere sui costi della politica che tanta indignazione hanno suscitato e continuano a suscitare tra i cittadini del nostro paese.
A maggior ragione in un momento come questo, dove le misure contenute nella nuova manovra del governo andranno a incidere pesantemente sulla vita dei cittadini (Imu, riforma delle pensioni, aumento del costo del carburante, solo per citare le più eclatanti).
La norma inserita del DI interessa anche i consigli di zona delle grandi città, come ad esempio Milano.
E qui sono cominciati i mal di pancia.
A Milano, solo nelle fila del PD, sono stati eletti 140 consiglieri di zona, di cui tanti alla prima esperienza, molti “Under 30”.
Uno dei punti di orgoglio del Partito Democratico milanese è stato proprio l’aver portato al governo della città, attraverso le zone (che, ricordiamo, a Milano sono 9 e corrispondono per estensione e numero di abitanti a una media città italiana) facce, energie e competenze nuove.
Che stanno lavorando, investendo tempo per seguire i lavori del consiglio e delle commissioni, per essere punto di riferimento positivo per i cittadini sul territorio.
Appare dunque comprensibile il malcontento e la preoccupazione che ha iniziato a diffondersi tra i consiglieri, in particolare quelli più giovani, che si vedrebbero di colpo togliere ogni forma, anche minima, di riconoscimento economico del loro lavoro e del loro impegno.
“Molti di noi sono impegnati nello studio e nel lavoro. Rinunciare a quel rimborso spese significherebbe non poterci permettere di proseguire nel lavoro iniziato sei mesi fa, per cui moltissimi cittadini ci hanno votato, dandoci fiducia. Alcuni di noi sarebbero costretti a dimettersi o comunque non potrebbero continuare con la stessa costanza e con lo stesso impegno fino ad oggi dedicato all’Amministrazione Pubblica. Non vogliamo tornare all’ottocento, quando fare politica era un lusso per pochi.”
Questo affermano i consiglieri under 30 eletti nei consigli di zona.
Chiedono attenzione e pongono una questione non banale: mettere i giovani nelle condizioni (minime) di essere protagonisti attivi della politica e del governo della città.
Le soluzioni per iniziare a incidere davvero sui costi della politica possono essere molte.
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