Nell’era del dopo Mandela. Dopo l’ultimo atto delle celebrazioni per la morte del leader della lotta contro l’apartheid, cioè il seppellimento in privato nel suo villaggio natale, il Sudafrica è davvero nel Dopo-Mandela. L’African National Congress, il suo partito, si prepara alle presidenziali dell’anno prossimo non potendo più contare su una eredità che già vacillava sotto gli scandali per corruzione, sotto l’incapacità di affrontare le laceranti contraddizioni del paese e sotto gli enormi problemi sociali di una delle nazioni più contraddittorie del mondo.
Dunque i sudafricani sono soli, senza un padre della patria che, seppure fuori dalla politica da anni e schiacciato dalla malattia da mesi, rimaneva una sorta di simbolo vivente del riscatto del popolo sudafricano. Dalle celebrazioni il presidente Yacob Zuma, che voleva capitalizzare l’evento, esce invece pesantemente indebolito. I fischi e le contestazioni che lo hanno seguito ad ogni apparizione dimostrano che ha perso e continua a perdere consensi. Secondo uno degli ultimi sondaggi il 51 per cento degli iscritti al partito vorrebbe le sue dimissioni.
Esce invece rafforzato Cyril Ramamphosa, vecchio sindacalista del settore minerario e oggi uno degli uomini più ricchi del Sudafrica grazie alle partecipazioni azionarie in quelle stesse imprese contro le quali lottava. Cyril Ramamphosa, voluto da Zuma alla vicepresidenza per dare una mano di vernice ad una figura, la sua, offuscata da scandali e gaffe politiche, ora potrebbe essere l’uomo di punta dell’African National Congress. Ma di un partito sempre più scollato dalla realtà e dal popolo. E senza nemmeno più quel simbolo vivente, Nelson Mandela, appunto, che, in buona parte, faceva vivere di rendita l’African National Congress.
Ora la classe politica di questo partito dovrà fare tutto da sola. Non avrà attenuanti per gli episodi di corruzione che la travolgono, per l’incompetenza nella gestione della politica e delle imprese nelle quali si sono insediati funzionari e dirigenti per equilibri clientelari e di lottizzazione.
Ciò che appare sempre più evidente è che l’African National Congress è un partito malato, inguaribile forse, ma che i suoi membri hanno una grande capacità di maneggiare la politica. L’ultima mossa in vista delle elezioni probabilmente è proprio quella della quale si sono visti i prodromi nelle celebrazioni di Mandela. A dirigere tutto è stato appunto il vice presidente designato, Cyril Ramamphosa, cioè l’uomo che probabilmente porterà il partito alle elezioni e che potrebbe diventarne il leader.