Le proteste studentesche irrompono al Pirellone
“Il dissanguamento della scuola pubblica”. Questo è il titolo di uno dei striscioni quest’oggi esposti nella manifestazione di Milano per la difesa dell’istruzione statale. Il corteo partito dalle vie del centro, è nato precisamente presso largo Carioli. Il traffico ne ha risentito, questo è certo. La direzione della manifestazione è poi stata deviata verso la sede del Consiglio regionale lombardo, il Pirellone. Qui quattro studenti coi loro striscioni hanno interrotto i lavori del Consiglio al grido di “contro i soldi alle scuole private e i tagli alla scuola pubblica”. Anche due insegnanti si sono uniti allo scontro verbale all’interno della sede legislativa regionale lombarda. La seduta del Consiglio è stata quindi sospesa ed i consiglieri del Movimento 5 Stelle hanno lasciato la seduta per solidarietà con le idee studentesche. Alle 11:00 circa è salita la tensione sfociata, poi, un contatto tra manifestanti e forze dell’ordine in assetto anti sommossa. La carica di alleggerimento è stata inevitabile. A quanto si apprende dalla relazione della Questura, gli studenti avrebbero tentato di entrare negli uffici istituzionali dal lato di via Filzi, lanciando uova e vernice, ma senza successo di effrazione. Sebbene la protesta dei cinquecento sembrasse scemata, circa la metà di questi ha ripreso a manifestare per la città. A seguirli come un’ombra gli agenti della polizia, oggetto, poco dopo, di lanci di bottiglie di vetro. Oggetto di sfottò, invece, la classe politica e movimentista (altra, ovviamente): “né Maroni né Forconi” o “Maroni e Forconi, tutti fuori dai coglioni”, sono stati i cori più gettonati. La suggestione maggiore, non c’è dubbio, è stata quella di tingere di rosso la fontana di fronte il Palazzo Sforzesco: “Rosso castello”.
Una ripresa di quello che Graziano Cecchini fece a Roma con Fontana di Trevi. Simbolico e metaforico quel manifesto “il dissanguamento della scuola pubblica”. La ministra dell’Istruzione, Carrozza, ha però affermato come “manifestare è lecito ma non è accettabile che vengano danneggiati beni pubblici. Questo intervento ci obbliga a impegnare risorse dei cittadini milanesi e a utilizzare un’impresa già operante in altri lavori pubblici che, proprio per questo motivo, subiranno un ritardo. Qualora venissero individuati i responsabili, il Comune chiederà i danni”. E di danni il Comune di Milano ne sa già qualcosa: sono ben 8.000 euro quelli sborsati per rimettere a posto la piazza. Come operazione allegorica, quella degli studenti si è sicuramente rivelata tanto suggestiva quanto costosetta.
Daniele Errera