Torna Passera e si mette “in cammino per cambiare”
La lista dei personaggi che si sono affacciati alla politica con il governo di Mario Monti e, in fondo, non hanno nessuna voglia o fretta di scomparire del tutto si allunga decisamente e recupera un nome di assoluto peso di quella curiosa compagine di governo: Corrado Passera. Rimasto ai margini finora, ora sembra preparare un ritorno con stile, all’interno di “In cammino per cambiare”, un progetto promosso da varie forze di area liberale che si propone di arrivare con una proposta unitaria alle elezioni europee di maggio.
L’idea è di dare voce ai produttori che lottano contro fisco e burocrazia, perseguire un taglio robusto della spesa pubblica e proporre un’alternativa al binomio popolare e socialista a Strasburgo, con un saldo accordo con l’ALDE, il gruppo dei liberaldemocratici europei. A dare vita al nuovo progetto, due formazioni della “diaspora liberale” (la Federazione dei liberali italiani di Raffaello Morelli e il Partito liberale italiano di Stefano De Luca), ciò che resta di Fare per Fermare il declino con Michele Boldrin, il Partito federalista europeo, Uniti verso Nord dell’ex leghista Alessandro Cè e il gruppo piemontese di Progett’Azione.
Non è della partita e non lo sarà il gruppo che via via si è staccato da Fid per creare Ali, da Oscar Giannino all’ex capo della forza politica Silvia Enrico, potrebbero anche essere interessati a collaborare Scelta civica e i Radicali; alla presentazione di sabato a Roma di In cammino per cambiare c’erano anche Bruno Tabacci, persone (già?) legate all’Idv come Antonio Borghesi e Niccolò Rinaldi, rappresentanti di associazioni di categoria di imprenditori e artigiani, una rappresentanza del Popolari per l’Italia di Mauro. Uno scacchiere, dunque potenzialmente ancora molto fluido.
E poi c’è lui, Corrado Passera. Che di questo progetto che vuole lasciare alle spalle una politica che ha prodotto una legge elettorale incostituzionale e “10 milioni di persone prive di vero lavoro e dominate dalla paura” vorrebbe essere la guida. Richiede l’impegno a sollevare i produttori da pesi e oneri vari, dare valore al Terzo settore, alleggerire il settore pubblico, il contrario di ciò che sarebbe in programma per il governo Letta.
In progetto c’è la lotta “contro lo status quo che produce ‘il popolo dei forconi”, per dirla con Boldrin, che punta a evitare etichette di destra e sinistra e a introdurre un vero sussidio di disoccupazione eguale per tutti. Nessuno spazio, per Cè, a “velleità nuoviste e giovaniliste così come la strumentalizzazione eversiva delle proteste di piazza”, largo invece alla difesa dei produttori attraverso un federalismo vero, che chiami alla responsabilità le realtà locali e tagli le spese improduttive. E largo anche, secondo Morelli, a un nuovo percorso verso la cittadinanza comunitaria e al welfare, riducendo il debito pubblico, vendendo aziende in mano allo Stato e arrivare a un contributo straordinario di chi ha risorse senza aggredire i loro patrimoni. Basterà l’impegno di Passera per riuscirci?
Gabriele Maestri