Tentano di dare seguito alle richieste del capo dello Stato Giorgio Napolitano sulla giustizia e l’intollerabile condizione delle carceri le misure che oggi sono state varate dal Consiglio dei ministri. Non si tratta di soluzioni definitive, ma almeno di una prima risposta a problemi che hanno ormai raggiunto livelli molto gravi: si agisce in particolare sull’affollamento nelle carcerari e sui tempi per la celebrazione dei processi.
Le misure, in particolare, sono contenute in un decreto (legato alla detenzione) e in due disegni di legge relativi ai processi civili e penali, che dovrebbero vedere ridotti i tempi di celebrazione anche grazie all’obbligo di notificazione di determinati atti per via telematica e, almeno sul piano civile, la previsione di un giudice unico anche in secondo grado chiamato a redigere motivazioni brevi (lasciando alle parti la richiesta di spiegazioni più articolate). L’approvazione del disegno di legge in materia processuale penale, invece, sembra avere tempi più lunghi.
Per quanto riguarda invece l’emergenza carceri, ci si è occupati innanzitutto dei tossicodipendenti: non sarà loro applicata la recidiva in caso di fatti criminosi “minori” e sarà favorito il loro reinserimento nella società civile mediante le comunità di recupero (cosa che la recidiva non permetteva). Ad alleggerire le carceri dovrebbe provvedere anche l’introduzione del reato di “spaccio lieve”, che prevede pene più basse e spesso sanzioni pecuniarie al posto di quelle detentive.
Parlando invece di detenuti extracomunitari, il decreto prevede che, qualora commettano reati minori, si disponga l’espulsione immediata dall’Italia come alternativa agli ultimi due anni di carcere (la misura, in realtà, sarebbe già prevista dalla normativa Bossi-Fini, ma pare sia poco applicata): in questo modo potrebbero tornare nei loro paesi per scontare la fine della pena fino a 4mila detenuti stranieri.
Vengono aumentati gli sconti di pena per buona condotta (sui quali decide comunque il giudice dell’esecuzione penale), passando da 45 a 75 giorni per ogni semestre, potendo sommare al massimo sei mesi di riduzione. Questa decisione è retroattiva e si applicherà per le detenzioni a partire da gennaio del 2010 (riguardando circa 1500 detenuti).
Particolarmente rilevanti sono le decisioni prese in materia di braccialetto elettronico, un congegno che finora ha avuto scarsa applicazione. In particolare, i magistrati dovranno spiegare perché non lo vorranno adottare, qualora ritengano il soggetto socialmente pericoloso; in più, il braccialetto sarà utilizzabile (con il consenso dell’interessato) anche per permessi, lavoro all’esterno del carcere e affidamento in prova al servizio sociale, non solo per chi è agli arresti domiciliari.
Lo stesso affidamento potrà essere scelto dai detenuti cui restano da scontare al massimo quattro anni di pena (potrebbero fruirne fino a 15oo persone). Da ultimo, il decreto legge prevede l’istituzione del Garante nazionale dei detenuti e agevolazioni per gli incontri con i familiari.