Honduras, il nuovo Presidente è Hernández
Una settimana fa, il Tribunal Supremo Electoral dell’Honduras ha confermato la vittoria di Juan Orlando Hernández alle elezioni presidenziali, svolte lo scorso 24 novembre. Non sono bastate, quindi, le proteste di migliaia di sostenitori della candidata Xiomara Castro: essi hanno chiesto un altro conteggio dei voti poiché pare che si siano verificati brogli in occasione delle elezioni.
Castro, ex moglie dell’ex Presidente José Manuel Zelaya, ha contestato il risultato delle elezioni. Secondo lei, ci sarebbero state numerose irregolarità che avrebbero favorito la vittoria di Hernández: infatti, oltre a denunciare lo scarso monitoraggio delle urne, ha dichiarato delle irregolarità nei registri degli elettori, poiché erano presenti anche persone decedute. Pertanto, ha richiesto l’annullamento immediato delle elezioni, ma le sue accuse sono fallite, così come la sua “preannunciata” elezione alla presidenza honduregna.
Secondo la massima autorità elettorale, Hernández ha ottenuto il 36,9% dei voti, mentre Castro il 28,8%: in base ai dati ufficiali, la differenza fra i due candidati è stata di più di 250’000 voti. Va aggiunto, inoltre, che tali risultati hanno interrotto lo storico “bipartitismo” dei due partiti tradizionali honduregni, il Partido Nacional e il Partido Liberal, che durava dal 1873. Hernández subentrerà ufficialmente come Presidente dell’Honduras dal 27 gennaio 2014, e la durata del suo mandato è di quattro anni, durante il quale governerà “per tutti gli honduregni, e non solo per quelli che mi hanno dato il voto”, come lui stesso ha dichiarato.
Non si tratterà di un facile incarico poiché l’Honduras è, al momento, il terzo Paese più povero dell’America Latina, condizionato da elevati livelli di delinquenza e povertà. Il suo governo, inoltre, dovrà far fronte all’enorme debito estero del Paese, che entro la fine dell’anno occuperà il 42% del PIL. E, secondo alcuni analisti, sarà difficile affrontare simili problematiche poiché il governo di Hernández non ha un efficiente consenso politico ma, nonostante ciò, potrà contare sul sostegno dei grandi imprenditori industriali e banchieri del Paese.