Boschi (Pd): trattativa Renzi-Berlusconi per legge elettorale
Coloro che nei mesi passati hanno difeso Matteo Renzi da ciò che era considerato un luogo comune, cioè che il sindaco di Firenze fosse un ‘infiltrato’ nel centro sinistra, un doppiogiochista, un ‘inciucione’, adesso dovranno raddoppiare gli sforzi per convincere specialmente la sinistra dei democratici, la quale ha da sempre detestato il neo segretario, che non vi è altra via: sulla legge elettorale la trattativa è da farsi col più grande partito dell’opposizione, Forza Italia.
Ad ammettere la ricerca dell’accordo è una deputata renziana, Maria Elena Boschi, intervistata dal quotidiano ‘Il Foglio’. Martedì scorso la neo responsabile ‘riforme’ dei dem ha confermato: “certo che è vero! Certo che stiamo provando a capire se è possibile lavorare con Forza Italia. Nessun mistero. Nessun segreto. Noi lo diciamo da un po’. Se non ci credete la colpa non è nostra”. Solo in questo modo Renzi può mettere sotto ricatto il premier Letta per le riforme che desidera, giocando la carta delle elezioni anticipate.
La deputata, illustrando le proposte, afferma che: “il primo è un modello a doppio turno, che può essere simile a quello D’Alimonte o a quello che già si utilizza nei comuni. Il secondo, invece, prevede un modello simile a un Mattarellum corretto. Sul primo schema è più facile ragionare con le forze che sostengono il governo. Sul secondo, effettivamente, è più facile ragionare con Forza Italia”. Poi prova a rassicurare, “cambiare la legge elettorale non significa andare automaticamente al voto. Io ho il massimo rispetto per tutti coloro che, compreso il presidente della Repubblica, sostengono che le riforme, a partire da quella elettorale, vadano fatte con il più ampio consenso. Ce lo auguriamo. Ma, a mio avviso, è un errore pensare che la legge elettorale vada fatta con tutti. Si fa con chi ci sta. Punto. E la priorità è farla subito, non necessariamente con tutti”.
Sull’improbabile alleato di legge elettorale, la Boschi argomenta che FI non si può escludere perché “il tema della legge elettorale riguarda il Parlamento, e non il governo. E non è un caso che fino a ora la legge elettorale non sia nel patto di governo e non è detto che a gennaio entri nel patto di coalizione”. Certo, nella storia dei democratici, Berlusconi e Forza Italia non sono i più sicuri alleati per una riforma del ‘porcellum’: nel 2007 l’allora neo segretario Veltroni – la cui piattaforma politica ricalca quella odierna di Renzi – intavolò trattative politiche per cambiare la legge elettorale proprio con coloro che l’avevano imposta attraverso un colpo di maggioranza, Forza Italia. Quella discussione, poi, indebolì il governo Prodi a tal punto che l’Udeur tolse l’appoggio ed il ‘professore’ dovete lasciare Palazzo Chigi. Il governo di oggi è forse ancora più debole di quello di allora, perché sorretto da larghe intese. L’area di Renzi, seppure uscita maggioritaria da congresso e primarie, rischierebbe molto imponendo alle altre correnti la sua legge elettorale trattando direttamente col nemico di sempre, oggi addirittura condannato e decaduto: Berlusconi.
Daniele Errera