Intercettazioni Mancino-Napolitano, la Cassazione: “Nessun illecito del pm Di Matteo”
Intercettazioni Mancino-Napolitano, la Cassazione: “Nessun illecito del pm Di Matteo”
Non si applicherà alcun provvedimento disciplinare nei confronti di Nino Di Matteo, poiché non è stato il Pm di Palermo ad aver anticipato alla stampa la notizia dell’esistenza delle telefonate tra Mancino e Napolitano, come erroneamente detto nei mesi scorsi dagli organi di garanzia della magistratura: sono queste le conclusioni dell’inchiesta effettuata dal Pg della Cassazione Gianfranco Ciani, che stamattina ha firmato il provvedimento di proscioglimento anche per Francesco Messineo, capo della Procura di Palermo. Ora la decisione passerà al vaglio della sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura. L’inchiesta della Suprema Corte si è resa necessaria all’indomani dell’intervista rilasciata dal Pm palermitano – nel giugno 2012 – al quotidiano Repubblica, nella quale Di Matteo aveva ammesso implicitamente l’esistenza di telefonate intercettate tra l’ex vicepresidente del Csm Nicola Mancino e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nell’ambito del processo sulla trattativa Stato-mafia.
Secondo il Pg Ciani, “Di Matteo non ha commesso alcun illecito in quanto la notizia delle telefonate Mancino-Napolitano era già stata anticipata il giorno prima da alcuni organi di stampa”. E proprio ieri il diretto interessato ha concesso un’intervista al Fatto Quotidiano. In risposta a una domanda di Marco Travaglio (“Qual è l’accusa che ha ferito di più la Procura di Palermo?”), il Pm ha ammesso: “Quella di autorevoli esponenti del giornalismo e della politica che ci attribuiscono addirittura la finalità di ricattare il capo dello Stato, solo perché ci siamo imbattuti casualmente in alcune sue telefonate con l’ex ministro Mancino, o perché l’abbiamo citato come testimone. È l’accusa più pesante e ingiusta, ma ci è toccato sopportare anche questo”.