Istat, Italia sempre più vecchia. Disoccupazione: i laureati battono i diplomati
Istat, Italia sempre più vecchia. Disoccupazione: i laureati battono i diplomati
La sentenza porta il nome dell’Istat: “L’elevata sopravvivenza, unita al calo della fecondità, rende l’Italia uno dei Paesi più vecchi al mondo”. Spiegando che l’indice di vecchiaia (148 anziani circa ogni 100 giovani), colloca l’Italia al secondo posto in Europa dopo la Germania (155,8%), l’Istituto nazionale di statistica scatta un’istantanea del nostro Paese, in cui la speranza di vita è di 79,4 anni per gli uomini e 84,4 anni per le donne.
Questo è soltanto uno dei tantissimi dati pubblicati dall’Istat nel suo Annuario 2013, in cui si documenta “in modo ampio e scientificamente solido i diversi temi ambientali, sociali ed economici” che riguardano l’Italia. Vediamone altri:
LAVORO – I disoccupati durante la crisi, tra il 2008 e il 2012, sono aumentati di oltre un milione. Nel dettaglio le persone in cerca di lavoro sono salite di 1 milione 52 mila nel giro di quattro anni. Continua a crescere il numero degli occupati con almeno 50 anni (+4,7%, pari a circa 290mila unità in più rispetto al 2011), mentre si riducono gli occupati più giovani. In particolare tra i 15-34enni gli occupati diminuiscono di 297 mila unità (-9,8%) e di 87mila unità (-0,8%) tra i 35-49enni.
E ancora, un dirigente percepisce annualmente una retribuzione lorda superiore di quattro volte a quella di un operaio (83.147 euro rispetto ai 21.164 euro). Netta la differenza tra pubblico e privato: per quanto riguarda le pensioni, “gli importi medi annui delle prestazioni erogate nel comparto pubblico” sono infatti doppi rispetto “a quelli delle pensioni erogate nel comparto privato e nell’ordine assumono valore pari a 21.951 e 11.023 euro”.
Infine più di 73 mila famiglie in Italia non vivono sotto un vero tetto, ma in alloggi di fortuna quindi baracche, roulotte o tende: dieci anni fa in questa condizione erano in 23.336, meno di un terzo delle attuali cifre.
UNIVERSITA’ E LAVORO – Nell’anno solare 2011 circa 299 mila persone hanno conseguito una laurea o un diploma universitario: si tratta di quasi 10 mila persone in più rispetto all’anno precedente (+3,4%), e si interrompe così un trend decrescente iniziato nel 2006. La maggior parte delle persone che si iscrive per la prima volta all’università si indirizza verso i corsi di durata triennale (83,4%).
Circa l’accesso al lavoro, confermato il vantaggio relativo dei laureati, che presentano il tasso di disoccupazione più basso (6,7%, in aumento di 1,3 punti percentuali rispetto al 2011). Ciò è però neutralizzato da un altro dato: tra i giovani tra 25 e 29 anni il tasso di disoccupazione dei laureati (19%) è più elevato rispetto a quello dei diplomati (16,3%). Tra le ragioni, scrive l’Istat nell’Annuario la cui edizione 2013 è arricchita anche dai risultati degli ultimi censimenti, il “più recente ingresso nel mercato del lavoro di coloro che hanno prolungato gli studi”, sia “le crescenti difficoltà occupazionali dei più giovani, anche se in possesso di titolo elevato”.
Per chi ha conseguito una laurea triennale, i più alti livelli di occupazione sono registrati nei corsi che riguardano le professioni sanitarie infermieristiche e ostetriche (oltre il 90%), mentre i livelli più bassi (45%) si registrano nel campo geo-biologico e in quello giuridico. Per chi ha conseguito una laurea specialistica biennale, infine, i livelli più alti di occupazione si hanno nei gruppi difesa e sicurezza, medico, ingegneria ed economico-statistico (90 % circa).
UNIVERSITA’ E QUOTE ROSA – Le donne hanno una maggiore propensione rispetto agli uomini a proseguire gli studi oltre la scuola secondaria: le diplomate che si iscrivono a un corso universitario sono infatti circa 64 su 100, i diplomati appena 52. E ancora: tra i giovani fascia d’età 25-29 anni la percentuale di chi è in possesso di un titolo accademico è pari al 17,6 per cento tra gli uomini rispetto al 28,2 per cento tra le donne (+ 10,6%).
Nonostante ciò, le laureate hanno più difficoltà rispetto agli uomini a trovare o mantenere un’occupazione e lo svantaggio femminile è evidente per tutte le tipologie di laurea.
LIBRI, GIORNALI E TV – La televisione regge e non registra cali. Il 92,3% delle persone la guardano e tra questi l’89,7% lo fa con frequenza giornaliera. Il 49,4% delle persone dai 6 anni in su legge quotidiani almeno una volta alla settimana: il 36,2% del totale dei lettori legge il giornale 5 o più volte la settimana. La popolazione che invece nel 2013 si è dedicata ai libri negli ultimi 12 mesi è pari al 43%, con una flessione del 3% rispetto al 2012. In generale, in fatto di lettura, le donne battono gli uomini, i giovani (6-17) superano tutti, e il Nord prevale su Centro e Sud.
INTERNET – 6 case su dieci in Italia possiedono l’accesso al web. Nel 2013 aumenta rispetto all’anno precedente il numero di famiglie che naviga su Internet dalla propria abitazione, dal 55% al 61%, e che possiede un personal computer, dal 59% al 63%. Alta, scrive l’Istat, anche la percentuale delle famiglie che possiede un cellulare abilitato alla connessione Internet (43,9%).