Francia: Sarkozy, ritorno al passato?
Rumors e indiscrezioni sulle pagine dei principali magazine politici di Francia hanno avuto conferma proprio dal diretto interessato: Nicolas Sarkozy, presidente della Repubblica francese dal 2007 al 2012, sarebbe pronto a ri-scendere attivamente nell’arena politica. Il settimanale “Le Point” ha infatti riportato un virgolettato inequivocabile, attribuito all’ex Capo di Stato dell’Esagono nel corso di una conversazione informale con alcuni sodali: “La questione non è di sapere se io voglio o meno tornare a fare politica. Non ho scelta. E’ una fatalità”. Al punto interrogativo su un possibile ritorno in campo di Sarkozy, peraltro, hanno risposto affermativamente esponenti del suo stesso partito nell’Assemblea Nazionale nonché personaggi politici di primo piano, come il centrista Jean-Louis Borloo.
Il “coma irreversibile” in cui è piombato il Presidente in carica François Hollande (che da mesi continua a battere tutti i record possibili di impopolarità) ha posto anzitempo il problema di un’alternativa credibile all’attuale inquilino dell’Eliseo, in vista delle prossime Presidenziali del 2017. Il Partito Socialista al governo, guidato dal vituperato Primo Ministro Jean-Marc Ayrault, vive ormai nell’incubo di una débacle elettorale già in occasione delle prossime Europee di primavera. A tutto vantaggio dell’estrema destra del Front National di Marine Le Pen e del suo esercito di giovani “BleuMarine”, pronti a far incetta di voti anche a scapito del maggior partito di centrodestra, l’Union pour un Mouvement Populaire.
In un sistema sostanzialmente bipolare come quello francese, la crisi di consenso della Sinistra dovrebbe consentire una rinnovata compattezza del principale soggetto politico moderato. Al contrario, il 2013 sarà ricordato dai sostenitori del partito dell’ex Presidente come l’annus horribilis in cui la leadership UMP si è progressivamente logorata per effetto della contesa tra l’attuale reggente Jean-François Copé e l’ex Primo Ministro François Fillon. Cominciata nel novembre 2012 in occasione del Congresso indetto dopo la sconfitta alle Presidenziali, la querelle si è trascinata per mesi a colpi di accuse reciproche tra Copé e Fillon, che rivendicavano entrambi la vittoria delle rispettive mozioni e denunciavano irregolarità nelle procedure di voto.
Le idee contenute nel “Manifesto per una Destra senza complessi”, pamphlet firmato proprio da Copé, sono state il leit-motiv del nuovo corso UMP al pari di numerose uscite pubbliche (dalla vicenda del “pain au chocolat” inviso ai musulmani di Francia al “razzismo contro i bianchi”) che hanno impresso una decisa svolta a destra per gli eredi dell’esperienza Gollista.
La stessa campagna contro l’approvazione del “Mariage Pour Tous” (il matrimonio gay transalpino), condito da un’offensiva di piazza senza precedenti da parte della Destra, è stato percepito da molti osservatori come un tentativo di fagocitare l’opinione pubblica più conservatrice e, di conseguenza, aprire implicitamente un confronto con il Fronte Nazionale rampante. Nonostante i ripetuti appelli in favore di un “cordone costituzionale” PS-UMP (sperimentato già al ballottaggio per le legislative parziali in Lot-et-Garonne) che isoli l’estremismo anti-europeo di Marine Le Pen.
Malgrado questa conventio ad excludendum alla francese, il Front National è ormai accreditato dai sondaggi come più credibile competitor di Hollande per eventuali elezioni e rischia di fare terra bruciata alle Europee di aprile, mai come a questo giro egemonizzate (almeno da un punto di vista programmatico e ideologico) dai principali movimenti populisti. Nicolas Sarkozy, protagonista assieme al cancelliere tedesco Merkel dell’Europa del rigore, sarebbe dunque pronto a rimettersi in gioco. Non è un mistero, infatti, che il marito di Carla Bruni non apprezzi particolarmente l’operato dell’attuale classe dirigente del suo partito (avrebbe dato perfino dell’“ingrato” al suo vecchio premier Fillon), e in molti nell’UMP rimpiangono una leadership capace, comunque, di raccogliere oltre il 48% al secondo turno delle ultime presidenziali.
In Italia, risuona ancora l’eco della “risatina” complice del duo Sarkozy-Merkel riferita all’allora premier Silvio Berlusconi. Da quel 2011, però, molte cose sono cambiate: Berlusconi è tornato in sella al suo partito, nonostante la condanna per frode fiscale e la scissione dell’ex delfino Alfano, e paventa un rapido ritorno alle urne in asse con l’euroscettico Grillo. Sarkozy, coinvolto nel caso-Tapie e con sonora bocciatura dei finanziamenti UMP da parte della Corte dei Conti francese, sembrerebbe anch’egli un leader dimezzato.
La sua ricomparsa sulla scena, tuttavia, darebbe l’effetto di un vero e proprio coup de théâtre. Quanto alla strategia politica UMP, il nodo resta il rapporto con l’elettorato lepenista, spesso solleticato in passato (il suo consigliere nel 2012, Patrick Buisson, affonda le sue radici politiche nel FN) su immigrazione e Islam. Difficile, però, pronosticare smarcamenti dalla linea pro-Bruxelles condivisa all’interno del Partito Popolare Europeo.
Niccolò Inches