Tagliare, calare; calare, tagliare. Sembra questo l’imperativo che ha guidato i deputati nella redazione e approvazione del nuovo bilancio della Camera, con riferimento sia a quello preventivo per il 2014, sia a quello triennale che si estende fino al 2016 e che conta in totale 50 milioni di euro in meno rispetto al 2012 (si prevedono 150 milioni di risparmio complessivo nel triennio).
Vedendo qualche numero in dettaglio, già la spesa era calata di 32,7 milioni di euro (il 3,01%) quest’anno rispetto al 2012; nel 2014 la riduzione rispetto all’anno in conclusione sarà di 17,4 milioni (l’1,65 %). I nuovi risparmi riguarderanno per 1,9 milioni le spese per i deputati (dunque con meno servizi per loro); il taglio è molto più consistente per le retribuzioni del personale di servizio (oltre 14 milioni, -5,3%) e per beni e servizi in generale (altri 8,4 milioni, il 5,5 % in meno). In più, fino a tutto il 2016 non verrà adeguata e aggiornata l’indennità parlamentare, rimarranno le riduzioni già decise alla fine del 2011 e il taglio di 500 euro della diaria e del “rimborso delle spese per l’esercizio del mandato” (soprattutto per pagare collaboratori e consulenti).
Da parte della presidente Laura Boldrini c’è soddisfazione per decisioni che sono “rispettose del diffuso malessere sociale” e per l’assenza di voti contrari alle proposte in materia di bilancio. I bilanci, però, sono solo il primo stadio di una politica più ampia di taglio dei costi. Entro marzo, infatti, gli organi di direzione politica pensano di trovare altre strade per ridurre ancora di più i costi della macchina della Camera.
La cura dell’austerity, peraltro, riguarda anche Palazzo Chigi: il segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri, Roberto Garofoli, ha ricordato ufficialmente la necessità che i dipendenti della presidenza (in base al nuovo codice di comportamento, da rispettare rigorosamente) non ricevano “regali o altre utilità eccettuati quelli di modico valore”. I doni costosi o utilità diverse dovranno immediatamente essere “messi a disposizione dell’amministrazione per la restituzione o per essere devoluti ai fini istituzionali”. Insomma, se il regalo (specie se tecnologico) dovesse servire a potenziare certi uffici, sarebbe destinato lì e non resterebbe al singolo.
NUOVO STOP AGLI AFFITTI? – Alla Camera, intanto, il Pd ripresenta un emendamento alla conversione del decreto “Salva Roma” che a Montecitorio era già stato presentato in prima lettura dal M5S Riccardo Fraccaro ma cancellato nel passaggio al Senato. Si tratta della norma “affitti del potere”, che darebbe la possibilità alle amministrazioni statali, locali e agli organi costituzionali di recedere dai contratti di locazione di immobili “anche in deroga a eventuali clausole difformi previste dal contratto”, sostanzialmente quando gli affitti siano troppo onerosi, sempre in un’ottica di risparmi.