E’ l’ora dell’Africa
Cina, India, Brasile, i Paesi emergenti. Ci stiamo abituando ormai da tempo ai nuovi centri dell’economia mondiale, al nuovo baricentro del potere economico.
Rimane sempre una grande esclusa, famosa solo per massacri, malattie, guerre da cui scappano masse disperate per approdare sulle nostre spiagge, l’Africa.
In parte sicuramente è così, ci sono i massacri, le malattie, la grande povertà degli slum e dei villaggi, ma l’Africa è anche il continente che almeno dal 2000 sta crescendo di più, dopo i decenni perduti successivi agli anni ’80. L’aumento dei prezzi delle materie prime, sia il petrolio sia i minerali di cui la Cina per esempio ha grande bisogno, gli investimenti esteri, e i circoli virtuosi che hanno messo in circolo come piccola imprenditoria locale, assieme a una maggiore stabilità politica e una reale democrazia in molti Paesi, hanno sbloccato il continente nero.
Vediamo la crescita del PIL procapite secondo il criterio PPP (Purchase parity power) di alcuni Paesi significativi:
Da sottolineare il fatto che si tratta di una crescita reale pro capite, calcolo fondamentale in Paesi a grande crescita demografica in cui spesso la crescita del PIL è “mangiata” dall’aumento della popolazione che ne può godere.
Come vediamo la media è in realtà il risultato di valori molto diversi e ancora molto erratici: lo scoppio improvviso di tensioni interne (Ruanda), o l’andamento dei prezzi del petrolio (Angola e Nigeria), provocano fiammate in alto o in basso che denotano una dipendenza ancora alta da alcune fonti. Diverso il caso del Sudafrica che si avvicina a una economia matura e diversificata con un andamento più armonico.
Come vediamo dai seguenti istogrammi in realtà il reddito procapite dei Paesi africani rimane molto basso, se si escludono piccoli Paesi petroliferi come Gabon e Guinea Equatoriale, in cui però non vi è distribuzione del reddito, o isole basate sul turismo, e i Paesi arabi del Nordafrica. Una situazione tuttavia già molto migliorata da quella che poteva essere 10 anni fa.
Uno degli indici maggiori di progresso di un Paese soprattutto emergente è il grado di penetrazione delle nuove tecnologie, ovvero l’uso di internet e della telefonia cellulare, cosa particolarmente importante in realtà con infrastrutture inesistenti o debolissime, senza reti telefoniche fisse, con pochissimi servizi materiali sul territorio.
Ebbene la crescita dell’accesso a internet ha accelerato negli ultimi anni, come si vede dal grafico sotto, soprattutto nei Paesi con una crescita economica più accentuata, come Sudafrica, Ghana, Nigeria, ma anche nell’Africa Subsahariana nel suo complesso l’accesso alla rete cresce ormai più che in Italia, che in questa classifica rimane indietro rispetto ai Paesi più ricchi.
Ancora più interessante è leggere i tassi di crescita nei vari Paesi africani e in quelli avanzati, dove ormai la crescita rallenta, ma rimane in doppia cifra in Africa.
Nel caso dei telefoni cellulari la crescita è stata impetuosa, vengono utilizzati per supplire all’assenza di una rete fissa, e in molti Paesi anche per pagamenti, in modo innovativo anche rispetto a quanto avviene in Europa e USA:
Qui il Sudafrica addirittura supera la media dei Paesi ricchi, il Ghana ci si avvicina, e chissà, forse raggiungeranno l’Italia, al top della classifica mondiale nell’uso della telefonia mobile.
Anche qui osserviamo la tabella con i tassi di crescita, che per quanto ormai sotto la doppia cifra per alcuni Paesi, rimangono ben più alti che in Occidente, segno che l’Africa ha fretta di raggiungere i suoi ex padroni ricchi.