Berlusconi non si arrende: non lascio il campo di battaglia
Intervenendo telefonicamente ad un incontro di amministratori locali di centro destra, Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, non accenna di arretrare di un sol passo: “non diserto il campo e non tradisco la fiducia che in quasi trent’anni mi hanno dato milioni di italiani”.
L’iniziativa, tenutasi a Catania, è una vera e propria riunione elettorale in vista delle elezioni europee 2014 del neonato movimento Area Centro Destra. Il Cavaliere promette la sua presenza, nel mese venturo, nel capoluogo di provincia siciliano: “faremo una passeggiata sul lungomare per caricare i tanti giovani e per convincere gli indecisi e ottenere la maggioranza, perché senza questa il nostro paese è ingovernabile”. Berlusconi parla come se la condanna inflittagli nei mesi passati fosse stata un’assoluzione. Discorre su cosa sarà fatto, su che partito sarà Forza Italia 2, su che idea di paese perseguire. E le elezioni di maggio servono come rilancio del centro destra dopo la spaccatura del Popolo delle Libertà, la nascita di Nuovo Centro Destra guidato dall’ex fedelissimo Angelino Alfano e la rinascita di Forza Italia.
L’impegno dell’ex presidente del consiglio è duplice: extra parlamentare, volto ad aumentare i consensi forzisti, e parlamentare: il governo Letta sta facendo sfaceli, spiega il proprietario del Milan, ma gli scenari apocalittici si presenterebbero qualora il male (il Pd, ndr) ed il male ancora più male (il Movimento 5 Stelle, ndr) trovassero l’intesa: “sarebbe la nostra rovina e la rovina del Paese. Per evitare questa minaccia abbiamo il dovere di impegnarci come non abbiamo mai fatto per convincere tutti gli elettori indecisi e quelli di Cinque stelle”. Ecco perché la ripresa di FI passa per tutti coloro che non vogliono lasciare il paese “nelle mani della sinistra”, e per fare ciò bisogna “realizzare il partito della gente”. Si appella ai giovani in ascolto: “venite dunque a darmi una mano, ho bisogno di voi.”
Poi è la volta di parlare di paese, di Italia. Si concentra sulla sua ‘storica’ ingovernabilità, rileggendo così la storia nostrana: “il nostro paese oggi è ingovernabile perché le nostre istituzioni, quelle che ci dà la Carta Costituzionale, sono fatte non per decidere, ma per vietare. E questo è vero dal 1948 ad oggi”. Il modello di riferimento, come consuetudine, è quello statunitense: “bisogna cambiare il nostro Paese e renderlo moderno, capace di competere con gli altri, di raggiungere una forma vera di democrazia e di libertà, come per esempio negli Stati Uniti dove ci son solo due grandi partiti, i repubblicani e i democratici. Se non riusciremo ad avere la maggioranza ci ritroveremo in una situazione che per dare un governo al paese bisognerà ricorrere alle larghe intese”. Ma delle larghe intese Berlusconi non vuole sentirne parlare e boccia ogni possibilità di accordi col Partito Democratico: “il Pd al nostro fianco dopo quello che è successo, immaginate noi al fianco del Pd?”. Una soluzione che comunque già il paese ha rifiutato e lo si può notare dalla distribuzione dei voti prima alle elezioni politiche/regionali e poi a quelle amministrative, oltre che dai sondaggi che danno il Governo Letta in caduta di consensi.
Daniele Errera