Perché esistono ancora fan dei dittatori?
[ad]Dal punto di vista del risultato sì, se includiamo nell’analisi la vergogna dei desaparacidos la conclusione da tirare è negativa. Un punto fermo si può trovare. L’esperimento cileno resta un caso unico non replicabile, per due motivi precisi: 1) Il Cile ha avuto fin dai tempi del fondatore del suo stato moderno, Diego Portales (anni ’30 dell’Ottocento) un rapporto non strettamente dicotomico fra autorità e garanzia costituzionale. Spesso, nei casi che prima citavo l’esercito è intervenuto proprio a servizio della Costituzione o per riscriverla. 2) L’esercito in Cile ha finito per svolgere la funzione di un presidente in una repubblica parlamentare: garante dell’unità nazionale e dell’ordine democratico.
Sarebbe impensabile da immaginare una soluzione del genere in uno stato europeo, dove grazie al parlamentarismo le crisi politiche sfociano sempre in crisi di governo redimibili con la designazione di un nuovo premier o con le elezioni anticipate. In ambito statunitense, poi, l’unico caso occidentale a rischio a causa della sua forma di governo presidenziale – che ha funzionato finora perché presidenti democratici e repubblicani l’hanno fatto funzionare – i militari sono stati “espulsi” dal discorso politico interno in seguito ad una storica sentenza della Corte Suprema che riconobbe illegittima l’instaurazione di una temporanea legge marziale proclamata dal presidente Lincoln nel 1866 durante la guerra di secessione. “L’antagonismo fra legge marziale e Costituzione è inconciliabile. Nel conflitto una delle due deve soccombere” scrisse il giudice supremo di Washington, forse inconsapevole di aver scritto una sentenza valida universalmente per ogni democrazia del mondo.