Proporzionale alla tedesca, maggioritario a doppio turno alla francese, mattarellum di nostrana memoria… La lista dei sistemi elettorali possibili è lunghissima ed ogni volta che, alla ribalta della cronaca politica, torna il tema della riforma elettorale, esimi accademici ed uomini politici prendono posizione sostenendo efficacia ed equità di un sistema piuttosto che di un altro.
[ad]Maggioritario o proporzionale? Soglia di sbarramento e premio di maggioranza? Voto di preferenza o liste bloccate? Le possibili combinazioni sono praticamente infinite e districarsi tra le soluzioni offerte rischia di diventare quanto mai insidioso.
Con ciclicità quasi costante, alcune formulazioni tornano a godere di crescente popolarità mentre altre capitolano sotto i colpi della pratica elettorale. In questo articolo abbiamo deciso di analizzare il funzionamento di un sistema molto apprezzato in ambito accademico che però annovera relativamente pochi casi di attuazione pratica: il Voto Singolo Trasferibile.
Semplicisticamente definito come “sistema all’australiana” il VST è un meccanismo di trasformazione dei voti in seggi piuttosto articolato che ha conosciuto differenti applicazioni da paese a paese (è usato sia per elezioni politiche che amministrative) e che difficilmente può essere ascritto nella categoria dei sistemi maggioritari o proporzionali.
Prima di procedere allo spoglio delle schede viene calcolata la Droop quota, ovvero il numero di voti minimo che i candidati dovranno raggiungere per suddividersi tutti i seggi a disposizione (si ottiene dividendo il numero di voti validi per il numero di seggi aumentato di un’unità; al quoziente di questo rapporto si aggiunge un’unità e si arrotonda il risultato per difetto). Per determinare gli eletti si procede quindi a conteggiare le prime preferenze per ciascun candidato. Risulteranno eletti direttamente solo quei candidati che avranno superato la Droop quota. Qualora nessun candidato dovesse superare tale quota si procede ad escludere il competitor che ha ottenuto il minor numero di prime preferenze e le sue schede verranno ridistribuite sugli altri candidati in base alla seconda scelta operata dagli elettori. Qualora non fosse ancora raggiunto il numero dei voti minimo previsto dalla Droop quota per l’attribuzione del seggio, si procederà a ripetere l’operazione di esclusione del candidato con minor numero di prime preferenze fino a quando un candidato, aggiungendo ai propri voti di prima preferenza i voti trasferiti, non raggiunga la quota.
Ma il meccanismo del Voto Singolo Trasferibile prevede anche un’altra particolarità. Se un candidato riesce ad ottenere un numero di preferenze superiore alla soglia minima prevista dalla Droop quota, i voti in eccesso non vengono “sprecati” ma trasferiti secondo le indicazioni degli elettori (ovvero tenendo conto delle scelte successive alla prima presenti sulle schede del candidato già eletto). Ovviamente non verranno trasferite tutte le schede del candidato già vincitore ma solo il numero di schede pari ai voti eccedenti alla Droop quota. Per “scegliere” materialmente quali schede trasferire agli altri candidati ancora in lizza si applica un sistema proporzionale sui voti di seconda preferenza espressi su tutte le schede del candidato eletto. Il procedimento di trasferimento dei voti e di eliminazione dei candidati con minor numero di prime preferenze prosegue con un meccanismo pressoché simile fino all’esaurimento dei seggi a disposizione.
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Come appare evidente il sistema a Voto Singolo Trasferibile è concepito per minimizzare il numero di voti “sprecati” e legare maggiormente i candidati ai rispettivi collegi elettorali (come accade nel sistema maggioritario) e, al tempo stesso, a limitare il potere di influenza dei partiti politici nella scelta dei candidati (non esistono collegi “sicuri”).
Con il VST non vince chi ottiene più voti, o almeno non sempre. Con il Voto Singolo Trasferibile vince spesso chi riesce a guadagnarsi la fiducia della maggior parte dell’elettorato anche senza dover essere necessariamente la “prima scelta”. Questo ovviamente produce degli scarti tra il numero di prime preferenze effettivamente espresse per i candidati (se considerate come in un sistema first-past-the-post) e il numero di seggi effettivamente assegnati ai partiti. Nonostante questo è da segnalare che, tradizionalmente, il VST ha prodotto risultati fortemente proporzionali con una leggera sovrappresentazione dei primi due partiti nell’ordine di pochi punti percentuali (ad eccezione dell’Australia dove avviene il contrario per via di un sistema VST diverso).
[ad]In conclusione, se è vero che questo sistema sembra essere un suggestivo punto di equilibrio tra maggioritario e proporzionale, è anche vero che presenta numerose criticità per quando concerne la complessità del metodo di voto (in alcuni casi è stato registrato un donkey vote, ovvero il voto in sequenza di tutti i candidati nell’ordine con il quale erano presentati sulla scheda), oggettive difficoltà metodologiche per l’attribuzione dei seggi (di solito il conteggio richiede più giorni) e alcune problematiche per quanto riguarda l’estensione delle circoscrizioni elettorali.
di Andrea Corbo