Degenerazioni salviniane
Il congresso della Lega Nord che si è tenuto nel mese di dicembre non ha avuto una risonanza mediatica notevole, considerando le concomitanti primarie per la segreteria del Pd. Nonostante tutto si è trattata di un’assise interessante per due ordini di motivi:
-In primo luogo per lo strumento che è stato utilizzato per la selezione del Segretario federale. Dopo l’esperienza del 2012, in cui i militanti leghisti scelsero il proprio candidato alla presidenza della regione Lombardia, è attraverso lo strumento delle primarie che è stata scelta la leadership del Carroccio. La Lega Nord da sempre è una forza politica all’avanguardia nello sperimentare nuovi strumenti per la selezione della leadership o della classe dirigente. Basti pensare alle elezioni del Parlamento del Nord nel 1997, in cui tutti i cittadini di determinate regioni italiane poterono recarsi presso dei gazebo (anche questi invenzione di matrice bossiana) per selezionare i propri “parlamentari” suddivisi in determinate liste (tutte con accezione politica ben definita secondo un continuum che andava dalla destra alla sinistra).
Le stesse primarie del 2012, strumento atto a potenziare la candidatura di Maroni al Pirellone indipendentemente dall’alleanza che si sarebbe delineata in suo sostegno, a suo modo è sembrata un’innovazione in grado di contraddistinguere la Lega Nord, anche dal punto di vista organizzativo, dagli altri partiti del centrodestra italiano. Lungi dal trovare conferma alla teoria secondo cui il Carroccio sarebbe nient’altro che “una costola della sinistra”, l’utilizzo di strumenti di questo tipo evidenzia una realtà che, soprattutto di fronte allo sfarinamento a destra dell’ex Msi poi An, vede il Carroccio come l’unico movimento politico di centrodestra con una parvenza di radicamento territoriale.
Al tempo stesso l’utilizzo di uno strumento come quello delle primarie per la selezione della segreteria federale ci evidenzia come possa esistere una via di mezzo di tipo organizzativo tra le primarie del Pd (o della coalizione di sinistra, rifacendosi perlopiù al precedente del 2005) e le forme plebiscitarie di “incoronamento” dei soggetti politici berlusconiani (giusto ricordare che le primarie della Lega, per quanto riguarda il proprio elettorato potenziale, per paradosso sono più simili per fare un esempio alle primarie dei parlamenti del Pd che a primarie per il segretario nazionale).
-In secondo luogo l’elezione di Matteo Salvini, proprio attraverso primarie, alla guida della Lega ci evidenzia come ci siano, all’interno del movimento, tendenze tese a portare il partito verso una vera e propria mutazione genetica capace di renderlo un soggetto ben diverso rispetto a quello dei “padri fondatori”. Il tutto è stato esemplificato nella stessa dinamica politica: il fatto che non si sia fatto nulla per fermare Umberto Bossi e le sue velleità di candidatura ben testimoniano come ci siano istanze tese a snaturare il dna della Lega stessa. Il fatto che poi Bossi abbia preso il 18% legittima anche politicamente questa teoria, ed evidenzia la scarsa lucidità del Senatùr.
Il Carroccio nasce su istanze anti-fiscali e basate su una forma di frustrazione. Frustrazione che si basava sul fatto che il nord, pur essendo la zona più produttiva del paese, non beneficiasse di servizi pubblici all’altezza (per quella parte di cittadinanza che, non chiusa della propria enfasi “privatistica”, cercava servizi pubblici di questo tipo) e soprattutto risentiva di un carico fiscale elevatissimo soprattutto per quanto riguarda i ceti produttivi e piccoli imprenditori (il cosiddetto “popolo delle Partite Iva”).
Il malcontento nei confronti della classe politica si unisce ad elementi di tipo autonomistico che però, a differenza dei movimenti autonomistici della Prima Repubblica, non basava la sua stessa ragion d’essere sull’appartenenza “di sangue” ad un determinato territorio, ma dava spazio ad un autonomismo del “cuore” che vedeva tra i più grandi sostenitori del Carroccio molti meridionali trapiantati al nord. In questo modo la Lega Nord, ancor prima del Movimento 5 Stelle, riesce a coagulare un elettorato deluso senza spingerlo in un atteggiamento xenofobo e platealmente razzista (uno dei motivi per cui in Italia, a differenza degli altri paese europei, non esiste un vero e proprio partito “nazionalista”).
Con l’elezione di Salvini (il “comunista padano”) e la sconfitta formale di Bossi però sembra aprirsi una nuova pagina per il Carroccio. In cui si guarda alle elezioni europee e si intende sfruttare la tornata elettorale per unire il sentimento euroscettico che accomuna il continente. Ecco dunque attacchi all’euro e richieste di ritorno alla lira con tanto di “gemellaggio” col Pvv olandese, il Front National francese e addirittura la putiniana Russa Unita (aspetto che rende la Lega Nord ancor di più un movimento simile ad un soggetto di estrema destra, dalle tendenze euroasiatiche).
Un movimento dunque, che con la nuova segreteria Salvini, sembra essere avviata verso un percorso politico propriamente di destra e teso a renderlo un movimento dalle rivendicazioni quasi più euroscettiche che autonomiste o regionaliste. Un crinale che rischia di essere fatale per la Lega, che oltre al gap territoriale dovrà duellare su questo tema contro Grillo e Berlusconi. Desiderosi, anch’essi, di fare una campagna elettorale con l’euro e contro l’Europa.