Chissà se gli staff del segretario Bersani e della presidente Bindi, dopo l’annullamento dell’assemblea nazionale (convocata a Roma per il 16 e 17 dicembre), hanno fatto un giro su Facebook per cogliere gli umori dei molti delegati presenti sui social network.
Non tirava una buona aria. Delusione, sconcerto e anche un po’ di rabbia.
Soprattutto da parte di quei delegati (e sono tanti) che hanno preso molto seriamente la delega che gli è stata affidata e non la vivono solo come una “stelletta” da appiccicarsi addosso.
[ad]L’assemblea è stata annullata all’ultimo momento, “causa protrarsi dei lavori parlamentari per l’approvazione della manovra” e riconvocata per gennaio. “Cause di forza maggiore” dunque.
Ma.
C’è più di un ma che si percepisce nei commenti e nelle discussioni che si sono aperte sulle bacheche di alcuni delegati.
La norma dello statuto del PD che stabilisce la convocazione almeno ogni sei mesi dell’assemblea, potrebbe anche ammettere una deroga di fronte a “cause di forza maggiore”.
Ma è anche vero che, proprio per il momento politico così difficile e complicato, una condivisione la più ampia possibile delle scelte che il partito si è trovato a fare in questi ultimi tempi, sarebbe utile e opportuna.
I 1.000 componenti dell’assemblea nazionale dovrebbero costituire la rappresentanza del partito sul territorio. E la raffigurazione (anche in termini di percentuali) delle diverse “sensibilità”, come si usa dire adesso, presenti nel PD.
Come recita lo statuto del Partito Democratico: “L’Assemblea nazionale esprime indirizzi sulla politica del partito attraverso il voto di mozioni, ordini del giorno, risoluzioni, secondo le modalità previste dal suo Regolamento, sia attraverso riunioni plenarie, sia attraverso Commissioni permanenti o temporanee, ovvero, in casi di necessità e urgenza, attraverso deliberazioni effettuate per via telematica sulla base di quesiti individuati dall’Ufficio di Presidenza o dalla Direzione nazionale.”
Quindi il luogo giusto per aprire un confronto su quanto il segretario e i parlamentari stanno portando avanti, con non poche difficoltà, per cercare di migliorare la manovra economica che il governo Monti ha sottoposto alla discussione e al voto del Parlamento.
Una manovra che comunque, per quanto necessaria, comporta scelte impegnative, con ricadute pesanti sui cittadini, soprattutto “i soliti noti”, quelli che da sempre contribuiscono al funzionamento del paese.
Appare dunque estremamente importante che tutto il partito, attraverso i diversi livelli di rappresentanza, sia coinvolto, informato, ascoltato.
Non è questione da poco.
Dotare tutti gli iscritti degli strumenti, appropriati, per sostenere, condividere, rafforzare le scelte del PD, rappresenta un punto di forza straordinario del partito. Perché proprio gli iscritti possono essere il volano giusto per trasferirle convintamente ai cittadini-elettori.
Attivando e creando consenso.
Il Partito Democratico, ha fatto (giustamente) della sua organizzazione democratica una cifra distintiva, rispetto agli altri partiti presenti sulla scena politica italiana.
Sarebbe inopportuno e sbagliato mortificarne, proprio ora, la natura.