Forza Italia sfrattata da Palazzo Grazioli
Forza Italia sfrattata da Palazzo Grazioli
Il partito politico presieduto da uno degli uomini più ricchi e potenti al mondo, rischia di essere sfrattato dalla sua storica sede. Non è uno scherzo: Forza Italia dovrà lasciare entro mercoledì 15 gennaio – come stabilito dal giudice della sesta sezione civile del Tribunale di Roma – il famoso sito di via del Plebiscito, altrimenti l’ufficiale giudiziario prenderà provvedimenti per lo sfratto.
Berlusconi e i suoi hanno appena tre settimane di tempo per sloggiare dalla porzione del piano terra dell’edificio di proprietà dei discendenti dei nobili Grazioli di cui sono semplicemente affittuari. La contesa comincia lo scorso 13 novembre quando Giorgio Emo Capodilista Maldura, primogenito del conte Gabriele Emo Capodilista Maldura e di Caterina Grazioli, cita Rocco Crimi e Maurizio Bianconi, legali appresentanti del Pdl (il primo segretario amministrativo, il secondo suo vice), chiedendo il versamento di 34.118 euro. La questione parte dal mese di giugno che, secondo i legali dei nobili, non sarebbe stato corrisposto da parte della formazione politica di centro destra.
La parte del palazzo storico affidato al partito per “attività istituzionali”, racchiude un mini parlamento di circa venticinque metri per dieci, la passate redazione del Mattinale (duecento metri quadrati) ed uffici della stessa grandezza.
Il canone d’affitto presume 75.600 euro annuali, da saldare anticipatamente ogni 5 del mese (6.300 euro), con alcune riduzioni previste per certi mesi specifici. Il contratto, inoltre, prevede “la possibilità di recedere in qualsiasi momento con un preavviso di almeno sei mesi”. Crimi e Bianconi si avvalgono di questa possibilità promettendo di smobilitare entro il 31 maggio 2013. Ma così non è. E da quella data l’affitto non è stato più versato. Dopo aver atteso alcuni mesi è arrivata la denunzia da parte dei proprietari di Palazzo Grazioli. Vengono richiesti i soldi non versati dell’affitto più l’aumento sulla locazione per l’aggiornamento Istat. Si contrappongono i legali Pdl: “in virtù del recesso dal contratto”, fanno sapere, sarebbe “inapplicabile lo sfratto”. Sulla cifra di 34.118 euro, rendono noto essa sia “palesemente erronea considerato che il Pdl ha apportato migliorie all’immobile”. Ora, il 10 gennaio ci sarà un incontro tra le parti per cercare di raggiungere un accordo. Qualora le volontà non si fondessero in un’unica volontà comune, l’udienza stabilita dal giudice si terrà mercoledì 29 gennaio. Dopo aver chiuso la villa settecentesca di Macherio, i tagli di casa Berlusconi sembrano continuare, inaspettatamente ai più, feroci come una spending review governativa.
Daniele Errera