Libertà su cauzione per Alma Shalabayeva: “Ringrazio l’Italia per l’assistenza di questi mesi”
Il provvedimento che impediva ad Alma Shalabayeva e alla figlia Alua di lasciare la propria residenza nella città kazaka di Almaty è stato definitivamente annullato: è bastato pagare una cauzione per riacquistare la totale libertà di movimento.
Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa russa Rapsi, infatti, alla moglie di Mukhtar Ablyazov sono stati rilasciati dei nuovi passaporti, in modo che potrà chiedere il visto per lasciare il Kazakistan e recarsi in un altro paese insieme alla figlia.
È il portavoce del Ministero degli Esteri kazako, Zhambolat Usenov, a dare la notizia, precisando che “la decisione si è basata sulla richiesta della stessa Shalabayeva e del governo italiano”.
In particolare le autorità italiane, riferisce sempre Usenov, hanno ammesso che l’estradizione della Shalabayeva si è svolta in modo irregolare, in quanto, “il presidente del consiglio, il ministro della Giustizia, degli Interni e degli Esteri non sono stati messi a conoscenza dell’operazione”.
Il ministro Emma Bonino si è detta soddisfatta per le “settimane di lavoro” della Farnesina condotte “a riflettori spenti” e ha poi aggiunto che “il nostro incaricato d’affari si è recato ad Almaty per accompagnare la signora Shalabayeva ad Astana e per consegnarle un visto Schengen per il rientro in Europa”: a quanto pare, ha già scelto di tornare in Italia.
La signora Shalabayeva da parte sua, in una telefonata al Ministro degli esteri italiano, “ha espresso grandissimi ringraziamenti per l’assistenza fornita all’Italia in questi mesi al fine di riacquistare la libertà”.
IL FATTO – Il 28 Maggio la Polizia entrò, senza mezze misure e senza mostrare alcuna autorizzazione, nella villa di Casal Palocco (Roma) dove si trovavano Alma Shalabayeva e la piccola Alua: alla signora di origini kazake venne contestata l’autenticità del passaporto, rilasciato dalla Repubblica Centrafricana, quindi venne portata in Questura e successivamente in un centro per l’espulsione.
Dopo una perquisizione ai limiti della legge, se non proprio illegale, dalla villa venne prelevata anche la figlia della Shalabayeva che, insieme alla madre, venne “caricata” su un aereo diretto ad Astana.
Il problema è che gli avvocati della Shalabayeva, rivolgendosi alla Magistratura, erano riusciti a far valere le ragioni della signora kazaka: scavalcando la decisione del giudice, l’aereo che le portava in Kazakistan partì ugualmente. Era il 31 Maggio. A pagare con le dimissioni per lo scandalo che ne seguì fu, il capo-gabinetto di Alfano, Procaccini.
L’operazione sin da subito sembrava dettata dalla necessità di accontentare i diplomatici del presidente kazako Nazarbayev, soprattutto l’ambasciatore kazako a Roma Yelemenessov. Quest’ultimo insieme ad altri funzionari dell’ambasciata di Astana a Roma, Khassen e Yessirkepov, sono al centro delle indagini della Procura della Capitale, sospettati di “sequestro di persona”.
Sempre la Procura di Roma sta approfondendo il possibile ruolo nel “rapimento” dell’ENI, che ha molto investito nelle scorte petrolifere e di gas kazake.
L’unica colpa della Shalabayeva e di sua figlia è di essere moglie e figlia di Mukhtar Ablyazov: oppositore del Presidente Nazarbayev ed ex oligarca kazako detenuto in Francia dal 31 Luglio. In fuga dalla giustizia britannica per non essersi recato al processo che avrebbe dovuto giudicarlo per aver sottratto 400 milioni di dollari alla Banca di sua proprietà, adesso aspetta l’estradizione verso il Kazikistan, la Russia o l’Ucraina.