Come ogni anni l’Eurobarometro misura le opinioni degli europei, i loro umori, speranze e timori. Soprattutto in tempi di crisi economica è un sensore importante per capire l’animo profondo dei cittadini europei. E ci sono alcune novità sugli italiani.
E’ stata posta la domanda su quanto ci si sentisse effettivamente cittadini europei, e risulta evidente come la crisi economica abbia colpito nella percezione dell’appartenenza all’Europa. Vediamo la mappa seguente:
Non è più ormai l’Inghilterra la patria dell’auroscetticismo, con solo il 42% di inglesi che si sentono europei non è il record negativo, che deve dividere a pari merito con i greci, seguiti, a sorpresa, proprio dagli italiani, che si sentono cittadini UE solo per il 45%, anche meno dei ciprioti alle prese con la crisi bancaria.
La Spagna probabilmente risente delle prime avvisaglie di ripresa, perchè si sente europea come i Paesi del Nord, dove si supera comodamente il 70%, ovvero Germania, Svezia, Finlandia, Estonia. Vedremo se è un trend destinato a continuare.
Nella seguente mappa osserviamo i cambiamenti rispetto a un anno fa:
E’ proprio l’Italia il Paese in cui c’è stato il maggiore crollo di feeling con la UE. Il 7% in meno si sente cittadino europeo, calo condiviso con l’Inghilterra e in misura inferiore con quasi tutti gli altri Paesi. Solo in Romania ed Estonia, il cui accesso alla Ue è molto recente, questo sentimento è in aumento, così come anche se solo di un punto, in Repubblica Ceca e Spagna.
Un indicatore forse ancora più specifico è quello che misura quanto europei si sentono “attached” all’Unione Europea, potremmo tradurre affezionati, legati. Vediamo la mappa dei risultati di seguito:
Qui si misura la fiducia ancora più che la dipendenza di fatto dall’istituzione europea: così vediamo i due poli di disaffezione, Inghilterra e Grecia, per motivi molto diversi in entrambe le popolazione l’attaccamento è inferiore al 30%. Con essi anche Cipro.
All’opposto, Belgio, Lussemburgo, Germania, Polonia, i Paesi più centrali della Ue, quelli che non solo hanno sofferto meno la crisi, ma la cui posizione geografica rende la vicinanza a un’appartenenza europea un fatto più socntato.
Rispetto all’anno scorso l’attaccamento è cambiato a macchia di leopardo, come si vede dalla seguente mappa:
In Italia il calo è solo dell’1%, ma certo si è a livelli lontani dai record di filoeuropeismo italiano degli anni passati.
Vi è un crollo del 9% in Grecia e a Cipro, e in alcuni Paesi dell’Est, in cui l’euforia dell’accesso alla UE è passata ormai, anche se come abbiamo visto in precedenza la consapevolezza di una appartenenza all’Europa si sta consolidando.
Un deciso calo anche in Francia, concomitante forse con l’avanzata del lepenismo, mentre aumenta l’attaccamento in Paesi come Lituania, Ungheria (dove l’ondata di populismo euroscettico e il conflitto con la UE sta scemando), nella Croazia appena arrivata nell’Unione.
Ma vediamo come in alcuni Paesi la differenza tra il sentirsi cittadini UE e affezionati all’Europa è rilevante. Quali?
Lo vediamo nella seguente mappa:
Si nota una cosa interessante: in molti Paesi nordici, dall’Irlanda alla Svezia, dalla Finlandia alla Danimarca all’Estonia ci si sente ormai cittadini UE nel bene e nel male, infatti più del 20% (più del 30% in Scandinavia) si sente cittadino anche se non affezionato all’Europa. E’ un tipo di atteggiamenteo che si avvicina a quello che si ha verso gli Stati nazionali, si dà per scontata l’appartenenza anche se non c’è soddisfazione o fiducia.
Viceversa nel caso dell’Italia (solo 1% di differenza), come della Francia o dell’Ungheria e della Romani,a la differenza è più ridotta: qui chi non si sente affezionato all’Unione Europea non si sente neanche suo cittadino, le due cose vanno di pari passo, e non si dà per scontata un’appartenenza se non c’è la condivisione di determinati valori, sono Paesi in cui l’idea europa deve fare ancora grossi passi. Inalcuni come Bulgaria e Lettonia, addirittura vi sono più cittadini affezionati alla UE di quanti si sentono anche suoi cittaidni, sembra quasi l’espressione di un desiderio, da parte di due dei Paesie più poveri dell’Unione, quello di potersi sentire un domani anche cittadini della comunità che nonostante sia ancora estranea, già si ama.