Interpretazione di Fusaro del movimento dei Forconi

Pubblicato il 27 Dicembre 2013 alle 11:45 Autore: Marco Caffarello

Interpretazione di Fusaro del movimento dei Forconi

Il filosofo Fusaro tesse una sua analisi del movimento dei Forconi; ai suoi occhi la protesta conferma la presa di coscienza delle classi di una lotta tra capitalismo e istanze egualitarie. Bollare il movimento di ‘fascismo’ è agli occhi del filosofo la conferma che l’attuale establishment presta il fianco al mantenimento dello status quo.

In coincidenza delle feste natalizie l’ormai famigerato movimento dei Forconi ha temporaneamente sospeso il grido di protesta che dal 9 dicembre attraversa ogni parte del paese; a Nord come a Torino, città nella quale sono avvenuti gli scontri più duri ma anche dimostrazioni di solidarietà delle forze dell’ordine attraverso il ‘famoso gesto dei ‘caschi’, e in Veneto, dove più numerosi sono i presidi lungo la rete autostradale, così come al Sud in Sicilia, regione nella quale il movimento ha preso forma, e a Roma, dove il 19 dicembre i vari movimenti che compongono la protesta si sono dati appuntamento per dar vita ad una manifestazione nazionale, poi rivelatasi sostanzialmente un ‘flop’, per la soddisfazione di molti, dato l’esiguo numero di partecipanti. Una sospensione della protesta che può, a mente fredda, ritornare utile per avanzare alcune analisi sulle caratteristiche del movimento, così come sulle reazioni dei media e della classe politica seguite alla protesta.

Ancora una volta si dimostrano interessanti le riflessioni del professore di filosofia della storia dell’Università di Milano, Diego Fusaro, che in un suo recente articolo datato 23 dicembre, ha detto la sua su quello che, non solo in apparenza, si dimostra essere una concreta ‘preoccupazione’ per l’intero establishment italiano. Sebbene il filosofo discepolo di Costanzo Preve sospende sin dall’incipit ogni giudizio che sia definitivo sul movimento, perchè sostanzialmente ancora troppo acerbo per trarne delle conclusioni, sorprende il fatto che Fusaro lo collochi, per dirla ‘nietszchenamente’, ‘al di là’ di ogni principio della destra e della sinistra, per ‘unificarlo’ invece in una più ampia presa di coscienza, che, quasi nei termini della dialettica marxista, rappresenta la sola condizione per una ‘classe’ di opporsi alla forza dominante dell’attuale sovrastruttura del capitalismo, caratterizzata dalla perdita della sovranità monetaria delle nazioni in nome di una ‘totalità’ nella quale i popoli non hanno più voce sul loro destino, e attraverso la quale sono ‘condannati’ a vivere come in clima di ‘dittatura della moneta’. Così infatti Fusaro afferma:” il Movimento dei Forconi, comunque lo si voglia considerare, è strutturalmente trasversale: non è né di destra, né di sinistra. Addirittura, con tutte le avvertenze del caso, ci si potrebbe azzardare a sostenere che ha consapevolmente abbandonato – meglio tardi che mai! – la dicotomia tra destra e sinistra. È, anche in questo caso, troppo presto per giudicare: e, tuttavia, c’è da sperare che il movimento abbia finalmente capito che la contraddizione oggi non è il fascismo o il comunismo, bensì il nesso di forza capitalistico, il fanatismo dell’economia finanziaria che non smette di creare veri e propri genocidi (quello greco è sotto gli occhi di tutti, se solo non ci si lascia ottenebrare dall’ordine del discorso dominante)”.

Diversamente quindi da tante altre esegesi sulla protesta, alcune delle quali hanno già bollato i Forconi come ‘fascisti’ e nazionalisti, se non addirittura come dei razzisti, Fusaro la vede di buon occhio, se non altro perchè testimonia concretamente l’avvenuta presa di coscienza  da parte di una ‘classe’ che è ‘materialmente e contingentemente’ in opposizione al vero potere imperante, quello del Capitale e del Capitalismo. Ciò che davvero si fa evidente per il giovane filosofo di Milano, è quindi la rigenerata coscienza delle ‘masse’ di appartenere ad una lotta che è ‘di classe’, una realtà, che se fosse confermata dagli eventi, sancirebbe la fine ‘dell’alienazione’ delle ‘menti, la vera e sola ‘leva’ che ha consentito all’etica del Capitalismo di imporre col tempo ciò che già Marcuse aveva affermato nel lontano 1963, il dominio di un pensiero ad una sola dimensione, ovviamente quella del capitale e della società dei consumi.

E ancora una volta gli eventi danno occasione al giovane filosofo di tessere una critica nei confronti dell’attuale rappresentanza parlamentare della Sinistra, rea a suo dire di ‘rifiutare’ la lotta ( che per essenza deve appartenere alle cd. forze progressiste, essendo l’attuale crisi, più che squisitamente ‘economica’ , una crisi della disuguaglianza sociale), per bollarla invece di ‘fascismo’ e ‘nazionalismo’, consapevole che così facendo presta il suo fianco al mantenimento dell’attuale status quo. Ovviamente, i vecchi sostenitori della dicotomia destra-sinistra e, in particolare, le inguaribili anime belle della sinistra organica al capitale hanno immediatamente tuonato contro il Movimento: là dove non vi è una rivendicata presa di posizione di sinistra, ecco che subito deve esservi il fascismo, l’eterno nemico che sempre ritorna. In questo modo – è bene insistervi – la sinistra, diffamando come fascista un movimento di protesta che ha il merito (e, sottolineo, il merito!) di aver abbandonato le appartenenze identitarie per prendere posizione contro il capitale, la crisi e il potere globale, finisce per porsi, ancora una volta, al servizio di sua Maestà il Capitale.”, spiega nel suo articolo Fusaro. Per la stessa ragione quindi il giovane filosofo accusa il più grande partito di sinistra in Italia, il Pd, di svolgere un lavoro paragonabile a quello di un ‘caveau’ di banca che mette al sicuro ‘l‘ideologia della riproduzione capitalista, il vergognoso alambicco in cui l’anticapitalismo comunista si è mutato in neoliberismo con diritti civili incorporati.”  Il vero problema politico per Fusaro, quindi, non è chiedersi se i Forconi sono di destra o di sinistra, se sono fascisti o patrioti, ma l’integrazione, l’assuefazione, e persino l’incarnazione, se si considera la figura di Renzi agli occhi del filosofo, dell’etica e dell’ideologia neoliberale nel ‘DNA’ di quelle che ‘una volta’ erano le cd. forze progressiste.

Avendo rinunciato all’anticapitalismo, la sinistra, per poter continuare a esistere, deve legittimarsi come antifascista e antiberlusconiana. Per questa ragione, la sinistra è oggi irriformabile e, come già altre volte ho detto, occorre congedarsene il prima possibile per riprendere in mano il nobile “sogno di una cosa” di Carlo Marx, un’umanità di liberi e uguali, senza classismo e senza sfruttamento.”conclude Fusaro.

http://www.lospiffero.com/cronache-marxiane/forconi-oltre-destra-e-sinistra-14150.html