La scorsa settimana, in una conferenza stampa presso il quartier generale della Uil, il segretario del sindacato aveva presentato un rapporto intitolato ‘I costi della politica’. La somma calcolata equivaleva a 23 miliardi di euro. Una cifra mostruosa, pari all’1,5% del Pil nostrano. All’interno di quelle spese non vi erano solo gli stipendi di parlamentari e dei consiglieri negli enti locali ma anche di altri organismi: costituzionali e governativi, anzitutto. Poi organi di controllo, di consulenza ed infine le società pubbliche.
Oggi il centro studi di Confindustria ha ripreso l’argomento puntando il dito contro le imprese di Stato. Le amministrazioni pubbliche possiedono 39.997 partecipazioni in 7.712 organismi esterni. Tradotto in termini economici le aziende pubbliche costano quasi 23 miliardi allo Stato (nella precisione 22,7 mld), equivalente ad 1,4% di Pil: “gran parte di questi organismi sono nati, a livello locale, per aggirare i vincoli di finanza pubblica, in particolare – sostiene l’associazione degli industriali – il patto di stabilità interno, e come strumento per mantenere il consenso politico attraverso l’elargizione di posti di lavoro”.
Tra gli obiettivi bisognerebbe dismettere gli enti o “comunque azzerare i costi per le pubbliche amministrazioni di quegli organismi che non producono servizi di interesse generale”. Del resto 23 miliardi equivalgono ad una manovra di Stabilità più che gravosa: un “peso che l’Italia non può più permettersi”.
La produttività degli enti in questione è il fulcro della relazione del Centro Studi di Confindustria (CSC): “oltre la metà degli organismi non sembra svolgere attività di interesse generale, pur assorbendo nel 2012 il 50% degli oneri sostenuti per le partecipate: circa 11 miliardi di euro. Più in generale, considerando anche gli organismi che producono servizi di interesse generale, oltre un terzo delle partecipate ha registrato perdite nel 2012, e ciò ha comportato per la PA un onere stimabile in circa 4 miliardi”.
Il dossier esposto e commentato presso viale dell’Astronomia termina sull’efficienza delle imprese pubbliche: “il 7% degli organismi partecipati ha registrato perdite negli ultimi tre anni consecutivamente con un onere a carico del bilancio pubblico che è stato pari a circa 1,8 miliardi. Sono numeri straordinari che il Paese non può sopportare”.
Così, dopo la Uil ed un’altra serie di importanti centro studi ed approfondimenti, anche l’associazione degli industriali, fondata nel lontano 1910, punta il dito contro la classe politica accusata ormai puntualmente di guardare troppo il suo ombelico e non riuscire a dare un taglio ai propri costi. Una riduzione che avrebbe un sapore tanto di moralità quanto di vicinanza alla popolazione a cui sono chiesti continui ed indigeribili sacrifici.