Il governo nomina nuovi prefetti: siamo a 207, molti pagati senza incarico
In tempi di spending review e tagli lineari, il governo decide di aumentare il numero dei prefetti sul territorio nazionale. Il provvedimento, neanche a dirlo, è finito sotto la lente di ingrandimento del giornalista del Corriere della Sera Gian Antonio Stella, autore, assieme al collega Sergio Rizzo, del bestseller “La Casta” e sempre attentissimo agli sprechi di denaro pubblico. E questo sembra proprio il caso di uno spreco alla luce del sole.
Vediamo qualche numero: dalla Lombardia alla Sicilia le prefetture sono in tutto 105. Già prima dell’intervento del governo, i numeri erano sbilanciati, visto che il numero dei prefetti ammontava a 185, 80 in più rispetto alle prefetture esistenti.
Incurante dei dati, scrive Stella, “il Consiglio dei ministri di mercoledì 17 ha nominato altri 22 prefetti, arrivando al totale di 207, praticamente il doppio delle prefetture. Proprio perché non ci sono funzioni in questo momento disponibili per tutti e 207, gran parte dei neopromossi sono senza incarico. Senza incarico, ma con lo stipendio di prefetto, che è sensibilmente superiore a quello di viceprefetto: e questo comporta un esborso per le casse dello Stato, nell’immediato, e a regime per gli anni successivi”.
Il paradosso è che l’esecutivo ha deciso un aumento del numero dei prefetti contestualmente ai quotidiani proclami di abolizione delle province, che sono proprio gli enti locali ai quali le funzioni prefettizie fanno riferimento. In conclusione, Stella prova a spiegare l’infornata con l’antico adagio: i ministri passano, i burocrati restano.