L’idea del ministro Mauro: “Immigrati nell’esercito come negli USA”
Il ministro della Difesa Mario Mauro, di ritorno dalla visita in Libano e Afghanistan, ha rilasciato un’intervista esclusiva al quotidiano Libero. Il capo degli scissionisti popolari di Scelta Civica ha parlato di esercito, immigrazione e futuro del centrodestra.
Proprio in merito al dibattito sull’introduzione dello ius soli, il responsabile del dicastero della Difesa ha consigliato cautela: “Penso che più che di ius soli, in Italia avremmo bisogno dello ius culturae. Perché non facciamo una piccola modifica alla Costituzione in modo da poter consentire a chi arriva in Italia di poter fare parte delle forze armate? Questo naturalmente purché abbiano un minimo di requisiti”, quindi si è detto favorevole alla modifica della Bossi-Fini.
Tornando sulla proposta del servizio militare, Mauro ha spiegato meglio la sua proposta: “Oggi si può fare il militare solo se si è cittadini italiani. Bisognerebbe fare come negli Stati Uniti dove, se si presta servizio nelle forze armate per un certo periodo, si è agevolati nel conseguimento della cittadinanza“. Secondo la prospettiva disegnata da Mauro, lo ius culturae “servirebbe anche per dare quella forza evocativa dei valori della Patria e della Nazione che di tanto in tanto sembrano difettare anche alla vita ordinamentale delle nostre scuole”.
Per quanto riguarda invece la costruzione del nuovo centrodestra, Mauro punta a un’unione popolare in vista delle prossime elezioni per il Parlamento europeo: “Devo dire che in questo Paese molte persone si sentono popolari. Votano l’uno o l’altro partito, ma la pensano comunque nello stesso modo, ecco perché ritengo che debbano stare tutte assieme, proporsi in un percorso di unità. Non parlo solo del Nuovo Centro Destra, ma anche di Forza Italia, che dico dovrebbe ricordarsi delle sue radici pro Europa”.
L’intervista termina con gli aggiornamenti sulla situazione afghana: “Prima di tutto ricordiamo che a primavera ci saranno le elezioni, per cui significa che molto è cambiato in quel Paese. Dopo dieci anni di Isaf (il contingente internazionale di stanza nel paese ndr) ci sono 9 milioni di studenti, di cui il 40% donne. Inoltre sono stati realizzati, dalla missione internazionale, oltre 120 ospedali di cui la popolazione può usufruire e chilometri di strade. Molti di questi fattori sono indice del fatto che una volontà di cambiamento c’è davvero. E i benefici in termini di sicurezza internazionale sono a vantaggio di tutti, anche degli italiani”.