Attentato kamikaze a Volgograd: continua la strategia del terrore in vista di Sochi
Le fonti russe, vicine ai servizi segreti, accreditano con sicurezza la pista di un attacco kamikaze: sarebbe stata una donna di 26 anni, Oksana Aslanova, originaria del Daghestan a farsi esplodere, intorno alle 10 ora italiana quasi le 13 in Russia, nella stazione dei treni di Volgograd. I suoi resti sono stati ritrovati insieme a quelli degli altri morti causati dalla deflagrazione dell’ordigno che portava addosso: tra 15 e 20 le vittime contate finora, una quarantina i feriti, tra questi anche una bambina di 9 anni che versa in condizioni molto gravi. La Aslanova indossava un congegno esplosivo di potenza pari a 10 kilogrammi di tritolo: una volta entrata alla stazione sarebbe stata bloccata nella zona dei metal detector, forse pensando di essere stata scoperta, era ricercata dal Giugno 2012, ha azionato la bomba e si è fatta esplodere.
Il numero dei morti è rimasto “contenuto” per via della prontezza di un poliziotto a respingerla, portandola lontano dalla sala d’aspetto dove c’era molta più gente rispetto all’ingresso principale della stazione. I primi riscontri d’indagine collegano la Aslanova, ex moglie di due terroristi ceceni entrambi uccisi dai russi, all’attentatrice Nadia Asyalova che, due mesi fa sempre a Volgograd, si era fatta esplodere su un autobus pieno di studenti causando sei vittime, tre ragazzi e tre ragazze tra i 16 e i 26 anni, e una trentina di feriti. Si pensa che l’attentato di queste ore sia collegato alla strategia inaugurata da Doku Umarov, “signore della guerra” ceceno, che nel Luglio scorso aveva invitato i militanti a usare la “massima forza” contro Mosca, per “impedire a qualsiasi costo” lo svolgimento delle Olimpiadi invernali di Sochi previste per Febbraio che, per Putin, sono da sempre questione di prestigio personale oltre che nazionale. Tra l’altro la risposta del governo centrale non si è fatta attendere e le misure di sicurezza in aeroporti e stazioni sono state ulteriormente aumentate, già il mese scorso era stata varata una legge che impone ai parenti dei terroristi il risarcimento dei danni dovuti ai loro atti.
Il primo degli attentati condotti da donne in Russia è datato Giugno 2000, di pochi mesi successivo all’inizio della seconda guerra in Cecenia. Da allora ve ne sono stati 20 diversi ma, dalle centinaia di vittime della strage alla Scuola di Beslan quindi dal 2004 in poi, per sei anni le donne cecene avevano smesso di farsi esplodere e di minacciarlo. Nel 2010 sono ripresi gli attentati, le donne però non sono più cecene – in Cecenia vige al momento la “pace imposta” da Putin attraverso il Presidente Kadyrov – ma del Daghestan: regione che dal 2012 ha visto l’uccisione, tra attentati e rappresaglie statali, di un migliaio di persone.