La Lega ha creato l’IMU, adesso non vuole pagarla
In questo articolo (del 2010, quando la Lega era al Governo) si racconta la nascita dell’IMU:
col federalismo fiscale potrebbe rispuntare una tassa sugli immobili. “Nei prossimi giorni, avendo lavorato in silenzio – ha detto il ministro dell’Economia – presenteremo in parlamento, oltre ai costi standard per la spesa sanitaria nelle Regioni, e oltre agli studi di settore da applicare su tutti i livelli di governo, la bozza del decreto-base del federalismo fiscale”. E lì dentro che, aggiunge Tremonti, c’è il “ritorno ai Comuni del potere fiscale nel loro comparto naturale di competenza: immobiliare e territoriale”
Adesso dicono che non va pagata:
La Lega non vuole più pagare l’imposta da lei ideata, vale a dire l’Imu, l’imposta municipale sugli immobili che nel disegno di legge federalista leghista sarebbe andata a sostituire la vecchia Ici per la seconda casa.
E si lamentano della catastrofe che hanno creato come se invece di essere stati al Governo otto anni negli ultimi dieci fossero sbarcati ieri da Marte:
Imposta municipale unica (Imu). Doveva essere la parolina magica del Carroccio, la quintessenza del federalismo fiscale capace di restituire ai comuni padani vessati da «Roma ladrona» soldi freschi da spendere «per la nostra gente». «Pazientate…», si sbracciava Roberto Calderoli che ne è l’inventore, per calmare i bollori dei sindaci leghisti (gli stessi che oggi sparano addosso a Monti) contro i tagli lineari dell’amico Giulio (Tremonti). «Quando ci sarà l’Imu avrete finalmente leva fiscale e risorse per servizi e investimenti».
Poi il governo Berlusconi è caduto e oggi l’Imu da agognato miraggio si è trasformato nel grande nemico da abbattere, riecheggiando i falò anti tasse minacciati dal Carroccio nei mitici anni 90. Peggio. L’ipotesi di non pagare l’Imu lanciata dal sindaco di Vittorio Veneto e subito strumentalizzata ai piani alti della Lega, rischia di certificare il divorzio tra gli ex amici di Lega e Pdl. Maroni contro Berlusconi (e Alfano).
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Il senso del federalismo fiscale consiste nella trasformazione delle risorse trasferite dallo Stato agli enti locali in una compartecipazione ai tributi e in autonomia impositiva. Peccato che i tagli dell’ultimo biennio (regolarmente votati dalla Lega) a valere sul 2011-2014, pari al 40% delle risorse 2010, abbiano di fatto prosciugato il «tesoretto» dei trasferimenti fiscalizzabili, tradendo al di là degli slogan l’essenza del federalismo: lasciare sul territorio una parte delle risorse, superando il monopolio della finanza derivata.
Secondo i calcoli dell’Anci, nell’ultimo decennio la spesa dello Stato è addirittura aumentata di 300 miliardi mentre se ne sono spostati 100 dai territori verso Roma. E’ su questa ri-centralizzazione (avallata dalla Lega) che si abbatte la manovra Monti. Il vero federalismo, purtroppo, era già un miraggio. E i primi a saperlo sono proprio i comuni.