Francia: Tassa al 75%, sì dal Consiglio Costituzionale alla nuova versione
Francia: Tassa al 75%, sì dal Consiglio Costituzionale alla nuova versione
Dopo un anno di “vacche magre” sul fronte della popolarità e (soprattutto) dei dati relativi all’economia reale, con il boom di disoccupazione e di domande al “Resto du Coeur” (una sorta di Caritas in salsa laica), arriva in extremis un importante regalo di fine 2013 per il presidente francese François Hollande. Domenica 29 dicembre, infatti, il Consiglio Costituzionale d’Oltralpe (equiparabile alla nostra Corte) ha emesso il proprio giudizio sulla Legge di Bilancio del governo. I cosiddetti “Sages”, membri dell’organo, ne hanno bocciato 24 articoli su 236 ma hanno altresì convalidato la nuova versione della celeberrima “Tassa del 75%”, cavallo di battaglia di Hollande in campagna elettorale già sonoramente censurato dallo stesso Consiglio a fine 2012.
Proprio il rigetto dell’organo costituzionale, lo scorso anno, era stato all’origine di una particolare riformulazione dell’onere fiscale. In origine, il proposito del Partito Socialista francese era quello di prevedere un’imposizione del 75% che gravasse sulla “parte eccedente” dei guadagni delle persone fisiche superiori a 1 milione di euro all’anno. Una battaglia politica contestata duramente dall’opposizione di centrodestra e che finì per creare non pochi mal di pancia all’interno delle élites economiche di Parigi e dintorni. A cominciare dal mondo del calcio (di fatto, l’unico club capace di sobbarcarsi un simile onere, per alleviare i giocatori, sarebbe stato il PSG degli Sceicchi) e dall’attore-icona Gérard Dépardieu, poi emigrato in Russia con nuovo passaporto gentilmente concessogli dall’amico Vladimir Putin.
La nuova versione dell’imposta, annunciata il marzo scorso dallo stesso Hollande, ribalta di fatto il principio espresso nella precedente configurazione: laddove, in origine, la tassa andava a pesare sul singolo contribuente (creando peraltro il problema del cumulo di questa con le altre forme di tassazione supplementari), la modifica successiva del tandem Hollande-Ayrault ha spostato il “centro d’imputazione” fiscale dall’individuo all’azienda. Il balzello è così divenuto una sorta di contributo demandato alle imprese che elargiscono stipendi superiori, appunto, al milione di euro versati al singolo lavoratore. Come ha osservato il quotidiano francese “Le Monde”, tuttavia, tale modifica renderebbe inapplicabile l’imposta nei confronti delle professions libérales, ovvero i lavoratori autonomi.
Malgrado la persistenza di dubbi e malumori, il Capo di Stato della République incassa un importante risultato su un fronte decisamente minato per il governo socialista. Soprattutto per il “novello” ministro delle Finanze Bernard Cazeneuve, subentrato in corsa alla guida del dicastero di Bercy dopo lo scandalo fiscale che aveva coinvolto il predecessore Jerôme Cahuzac. Il Consiglio Costituzionale avrà pure rispedito al mittente 24 articoli su 236 del Bilancio dello Stato, ma “Le disposizioni essenziali sulle politiche economiche sono state confermate”, ha commentato soddisfatto il Ministro dell’Economia Pierre Moscovici. Soprattutto, il provvedimento-simbolo della gestione Hollande (benché trasformato) può essere finalmente messo in cassaforte.
Niccolò Inches