Risale, seppur solo dello 0,2%, l’indice della fiducia delle imprese nelle rilevazioni dell’ISTAT. Si passa dal 83,4 al 83,6, posto a 100 il valore del 2005.
Certamente il valore è ancora indicativo della percezione di una recessione in atto, e lontanissimo da quelli dell’era prima della crisi, ma c’è stata una risalita dal fondo, toccato proprio nell’aprile di quest’anno, come vediamo dal grafico seguente:
E proprio le tempistiche sono indicative per interpretare il perchè dei picchi in alto o in basso. Infatti nonostante il generale giudizio negativo sulle previsioni economiche, vi sono stati momenti di crescita della fiducia, destinati a finire 1 o 2 mesi dopo con un crollo, e nonostante gli indici economici ufficiali non avessero avuto tali sbalzi. Il punto è che si tratta appunto di un indice soggettivo, e non oggetivo, che sonda l’umore e la percezione delle aziende sul futuro, e non l’andamento dell’economia reale. Così vediamo che il dato attuale, 82,6, non è comunque superiore a quello toccato nel luglio 2012, quando le prospettive erano di una prosecuzione della recessione, ma l’accordo sull’intervento di ultima istanza della BCE e le assicurazioni di Draghi avevano fatto percepire l’inizio di una svolta, almeno nella crisi finanziaria.
Così l’incertezza politica hanno avuto un ruolo nel crollo dell’indice sia nel novembre 2011 alla caduta del governo Berlusconi, sia nell’aprile 2013 per la difficoltà di formare un governo.
Certamente gli imprenditori non sono economisti e valutano più in base alle sensazioni, ma vediamo quali settori hanno avuto una variabilità maggiore e come è stato l’andamento della loro fiducia:
Le imprese manifatturiere sono le più grosse, evidentemente con una classe imprenditoriale più attenta anche ai fatti macroeconomici, e si nota che si tratta della curva più simile all’andamento dell’economica reale, con un minimo della fiducia a maggio 2012, e poi una stagnazione e una decisa ripresa dall’aprile 2013. Siamo ora a 98,2, di poco sotto il 100 del 2005 quindi.
Gli altri settori delle costruzioni, del commercio e dei servizi hanno vissuto e vivono la crisi con più panico: quello delle costruzioni era a un livello di fiducia molto basso già nel 2011, ed è stato poi raggiunto dagli altri settori che a un certo punto nel 2012 lo hanno anche superato.
Il settore dei servizi, a dispetto del fatto che è quello con minore perdita occupazionale, è da due anni quello con minore fiducia, e più variabilità, con una fiducia ancora appena sopra l’80%. Vi è da dire che si tratta spesso di piccole e piccolissime attività con gestori poco informati e più propenso a seguire gli umori dei media in generale.
Infine il settore del commercio, che è strettamente legato ai consumi, è quello che ha avuto la ripresa maggiore tra febbraio a settembre, di 16 punti, essendo stato in passato il più depresso.
Da settembre è stagnante, segno delle pesanti incertezze che ancora permangono, specie sul mercato interno.