Il 1° gennaio 2012 sarà forse una data da segnare sul calendario per la lotta all’evasione fiscale. Secondo quanto previsto dal governo, infatti, scomparirà il segreto bancario, permettendo al fisco di indagare sui movimenti e le transazioni bancarie superiori a 1.000 € – la stessa soglia prevista per il divieto delle transazioni in contanti – e di incrociarli con le altre informazioni già oggi a disposizione degli agenti del fisco.
[ad]L’infrastruttura informatica che consentirà simili analisi incrociate si chiama “Servizi per i contribuenti”, abbreviato in Serpico, quasi a ricordare l’incorruttibile poliziotto dell’omonimo film di Lumet del 1973.
Serpico è un insieme di circa 2.000 server posizionati a Roma – assieme a diversi server specchio in Abruzzo utilizzati per le copie di back-up – caratterizzato da tre punti di forza che lo rendono il paladino della caccia all’evasore.
In primo luogo la potenza di calcolo: Serpico è in grado di elaborare oltre 22.200 operazioni al secondo, una potenza di fuoco immane perfettamente sufficiente per esaminare le decine – se non centinaia – di milioni di dati che annualmente transitano attraverso i suoi circuiti.
Secondariamente, naturalmente, l’accesso ai dati. Serpico è interconnesso con le banche dati, tra le altre, del catasto, del demanio, degli istituti previdenziali e dell’Inail, delle società di servizi urbani come luce e gas, degli istituti di assicurazione, riuscendo sostanzialmente a percepire tutti i movimenti per cui sia stato utilizzato il codice fiscale o la partita IVA. Da gennaio anche il circuito bancario sarà a disposizione di Serpico per i controlli generali, e non solo sui cittadini per i quali era già in corso un accertamento.
Infine, e qui entra in gioco il fattore umano, una serie di algoritmi consente a Serpico di riconoscere le situazioni anomale e segnalarle: un’efficace lotta all’evasione fiscale, infatti, passa anche e soprattutto dall’individuare ed escludere dal controllo i falsi positivi, nel costruire algoritmi intelligenti che consentano di puntare direttamente gli evasori fiscali facendo risparmiare allo Stato tempo e risorse. Quindi, anche se saranno processati tutti i dati, agli ispettori del fisco verranno segnalati solo i casi – potenzialmente – anomali, mantenendo quindi la riservatezza sui dati dei contribuenti onesti.
In realtà Serpico è già operativo da cinque anni, e vanta nella sua carriera alcuni discreti successi: 350.000 evasori totali smascherati dal 2006, un progressivo incremento della quota recuperata dallo Stato da 5 a 11 miliardi di euro – sebbene chiaramente la quota incassata dall’erario arriva dopo un contenzioso che sfasa leggermente i tempi di riferimento – e, elemento forse ancora più importante, un incremento della percentuale di successo passato dal 16% al 40%.
Si tratta dunque di un sistema consolidato, nei cui poteri già ricadevano diversi stereotipi dell’evasione fiscale: ad esempio, incrociando i dati della motorizzazione e le dichiarazioni dei redditi, Serpico già oggi è in grado di individuare i proprietari di auto di grossa cilindrata con un reddito al di sotto della soglia di povertà.
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[ad]Cosa dovrebbe dunque cambiare con l’anno nuovo? Incrociando i dati bancari, da un lato viene per la prima volta preso in considerazione il patrimonio dei conti correnti e quindi vengono monitorate anche quantità di spese anomale rispetto al reddito che tuttavia non comportano l’acquisto di beni già tenuti sotto controllo; dall’altro lato il mondo finanziario entra prepotentemente sotto la lente d’ingrandimento, dal momento che le informazioni sull’acquisto di titoli, quote di fondi e altri stumenti finanziari saranno dall’anno prossimo sotto controllo.
Il cambio di paradigma è evidente: prima i dati bancari potevano essere usati solo per approfondire situazioni già sospette, ora costituiscono anch’esse parte del processo che porta ad identificare come sospetta la posizione di un contribuente. Un’arma in più di indubbia efficacia.
Dovrebbero restare fuori dai circuiti di Serpico, a causa dei mancati accordi internazionali con certi paradisi fiscali, gli spostamenti di capitali verso tali stati, ma anche in questo caso le variazioni dei conti correnti potranno fornire comunque informazioni utili per l’Agenzia delle Entrate.
Serpico, senza ombra di dubbio, rappresenta un attacco frontale contro l’evasione, un attacco di forza bruta, caratterizzato da un potente sistema centralizzato in grado di macinare dati su dati per individuare le illegalità. Il sistema sarà quindi in grado di migliorare il sistema di individuazione degli evasori – naturalmente ad ogni mossa del fisco è lecito attendersi una contromossa delle strategie di evasione fiscale, e bisognerà capire se con il controllo dei dati bancari si riuscirà a far avanzare realmente il fronte della legalità anche tenendo conto delle potenziali repliche – e sfrutta semplicemente la paura del controllo e delle sanzioni, nettamente inasprire, per fungere da deterrente per le evasioni future.
Per usare la terminologia di Luttwak, il fisco tenta in questo modo di esercitare un presidio puramente territoriale, mostrandosi unicamente come autorità giudicante; nelle disposizioni di Monti, almeno per ora, non sono infatti stati presi provvedimenti per favorire un controllo proattivo dell’evasione fiscale, strumenti per rendere economicamente convieniente al cittadino il comportamento virtuoso dei suoi clienti e fornitori di modo che egli stesso vestisse i panni di un dissuasore fiscale.
Un presidio di questo genere, egemonico e non territoriale, avrebbe forse richiesto maggiori risorse economiche, ma forse sarebbe stato in grado, a lungo termine, di modificare con maggiore incisività la mentalità del Paese spingendolo verso comportamenti più virtuosi.
Sicuramente non si può però parlare di occasione sprecata, il bicchiere è decisamente più pieno che vuoto: rispetto alla legislazione precedente sono stati fatti dei grandi passi in avanti, e senza alcun dubbio l’apertura dei dati bancari porterà frutti in termini di recupero delle somme evase; affiancare a questa sorta di Grande Fratello ulteriori strumenti per rendere economicamente sconveniente e socialmente immorale l’evasione fiscale saranno – auspicabilmente – i prossimi passi di questa guerra infinita.