Bill de Blasio ha prestato giuramento il 1° gennaio, divenendo il primo cittadino numero 109 della città di New York. Il primo Sindaco democratico della Grande Mela dopo 20 anni ha dapprima giurato in forma privata di fronte alla sua modesta casa di Brooklyn, nelle mani del procuratore generale dello Stato, Eric Schneiderman, poi, accompagnato dalla moglie Chirlane e dai figli Chiara e Dante, ha raggiunto la City Hall (rigorosamente in metropolitana) per il giuramento pubblico. Di fronte a 5 mila persone festanti, che sfidavano il freddo newyorkese, De Blasio ha giurato nelle mani dell’ex Presidente democratico Bill Clinton, su una Bibbia appartenuta a Franklin D. Roosvelt.
Dopo un breve ringraziamento al predecessore Michael Bloomberg, che per 12 anni ha amministrato la città, prima come repubblicano, poi da indipendente, il neo-Sindaco ha chiarito quali saranno i suoi primi obiettivi: una città più equa, una nuova direzione di progresso per New York. Dichiara guerra alla “Storia delle due città” (“Tale of Two Cities”), le due New York divise da ineguaglianze e diverse opportunità, e chiede che tutti s’impegnino a rimuovere le cause della crisi sociale ed economica, come un’unica città (“One City”). Annuncia di voler estendere l’assenza di malattia retribuita, varando un provvedimento entro l’anno che permetta ad altri 300 mila lavoratori newyorkesi di poterne beneficiare.
De Blasio afferma, inoltre, che chiederà uno sforzo maggiore in termini fiscali ai più ricchi, ovvero coloro che guadagno tra i 500 mila e il milione di dollari, per i quali la tassazione aumenterà di circa $973 all’anno, “l’equivalente di un latte di soia al giorno da Starbucks”, ironizza il Sindaco. L’aumento della tassazione servirà a finanziare i servizi per l’infanzia, gli asili nido e il doposcuola, innanzitutto. “Non vogliamo punire chi ha successo, ma creare più storie di successo”, chiarisce De Blasio.
Raramente l’Inauguration Day di un Sindaco di New York attira una tale attenzione da parte dei media, ma nel caso di De Blasio le cose sono diverse. Come affermato da più parti nella stampa americana, De Blasio sarà, per molti mesi, il Sindaco più osservato e monitorato degli Stati Uniti: le politiche condotte dalla sua Amministrazione saranno il laboratorio del futuro per i Democratici.
De Blasio ha giurato nelle mani di un ex Presidente degli Stati Uniti, evento del tutto inusuale, e il parterre vantava figure di spicco della politica americana democratica: non solo Bill Clinton, ma anche quella che viene data ormai per certa candidata alle primarie democratiche per le presidenziali 2016, Hillary Clinton. Ancora, il democratico Governatore dello Stato di New York, l’italoamericano Andrew Cuomo.
Certo, i legami tra De Blasio, i Clinton e Cuomo non sono una novità: il padre di Andrew Cuomo, Mario, già governatore democratico dello Stato di New York, si rifiutò di correre per le presidenziali nel 1992, lasciando carta bianca a Clinton, che poi vinse. Andrew venne chiamato da Clinton ad assumere il ruolo di Segretario di Stato per lo sviluppo urbano e l’edilizia, dove prestò servizio sotto Cuomo lo stesso De Blasio. Quest’ultimo fu, poi, il manager della campagna elettorale di Hillary Clinton per la corsa al Senato del 2000.
De Blasio rappresenta la rivincita dei liberal democratici, di cui, da outsider, si sta qualificando come uno dei maggiori esponenti, in contrapposizione alla corrente più moderata del Partito Democratico, che guarda ad Obama, pur con una velata delusione per talune aspettative non soddisfatte da parte del Presidente. L’eco di ciò che farà De Blasio a New York andrà ben oltre i confini della città, dunque. Un netto segno di discontinuità sembra stia per arrivare già dalla nomina del futuro capo dei pompieri della Città, sin dalla fondazione del Corpo affidato ad un uomo: in lizza, su cinque candidati, tre sono donne e di queste, una (Brenda Berkman) è dichiaratamente gay.