La Corea del Nord minaccia la catastrofe nucleare
Il leader della Corea del Nord Kim Jong-Un, nel suo discorso di inizio anno, dopo aver pronunciato quelle che sembravano parole di apertura verso una distensione dei rapporti con Seul, dunque con Washington (che in Corea del Sud ha un contingente di quasi 30mila effettivi), conclude minacciando una “catastrofe nucleare”, se dovesse scoppiare una nuova guerra nella penisola coreana, dalla quale “gli Usa non uscirebbero indenni”.
Pur non nominando esplicitamente lo zio Jang Song-Thaek, ex numero due del governo fatto fucilare il 12 Dicembre scorso per essersi macchiato di “atti controrivoluzionari”, il leader 30enne, terzo rappresentante di una “dinastia” che tiene in pugno la Corea da 60 anni, ha lasciato intendere che il suo governo continuerà a seguire la “linea dura” fin qui espressa: “Il nostro partito ha preso misure ferme per sbarazzarsi della sporcizia faziosa che aveva impregnato il partito, la nostra unità si è centuplicata e le linee del partito e della rivoluzione si sono consolidate purgando questa fazione antipartito e antirivoluzionaria”.
Anche se non si è visto ancora nessun gesto concreto, addirittura i rapporti con Seul avevano subito un rapido peggioramento a causa del supporto fornito a Jang Song-Thaek e ai suoi sodali, Jong-Un annuncia di voler “porre fine agli abusi e alle calunnie che fanno solamente del male” e quindi cercherà “con massiccio impegno, di migliorare i rapporti Nord-Sud”.
Il capo supremo della Corea del Nord si augura che anche la Corea del Sud assuma un “atteggiamento collaborativo” per la “reale riuscita” della distensione, in modo da evitare che “le nubi nere della guerra galleggino costantemente sulla penisola coreana, se la guerra dovesse tornare nuovamente su questa terra, essa comporterà un enorme disastro nucleare e gli Stati Uniti non ne saranno risparmiati”.