La Panzana politica del 2013? E’ di Grillo
I controllori dei fatti non guardano in faccia a nessuno, nemmeno se si chiama Beppe Grillo. Il premio “Panzana dell’anno“, infatti, i lettori del sito di fact-checking Pagella Politica l’hanno assegnato proprio al leader stellato. Oltre a lui, però, tanti altri big della politica italiana sono finiti sotto la lente di ingrandimento e, in più di un caso, ne sono usciti piuttosto male.
Si diceva di Grillo. La frase che i lettori hanno scelto come meno rispondente al vero è
“La crescita non dà posti di lavoro, li toglie” (Beppe Grillo)
La frase è stata detta a gennaio, nella tappa senese dello Tsunami Tour, in uno degli elogi della decrescita felice. Il riferimento alla Germania (come esempio da non seguire) avrebbe portato il leader M5S a dire che il raddoppio della produzione tedesca aveva causato una riduzione dei posti di lavoro del 15%. Pagella Politica però ha smentito e ribaltato queste parole, grazie a dati di Eurostat e Ocse, secondo i quali a un aumento della produzione (comunque non doppio) è corrisposto in realtà un incremento dell’occupazione complessiva. Una doppia buccia di banana, che ha meritato il titolo di Panzana dell’anno.
La frase di Grillo si è aggiudicata il 51% dei 477 partecipanti al sondaggio di Pagella Politica. L’argento (con il 20%) spetta all’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno che, durante la campagna elettorale, in un’ospitata televisiva a La7 ha detto “Attualmente, il debito del Comune di Roma è zero”, quando poi sarebbe emerso il buco del bilancio.
L’ultimo gradino del podio è occupato invece da Silvio Berlusconi, già vincitore della Panzana dell’anno 2012 con un’affermazione sul debito italiano (“Non è così elevato come si vuole far credere. L’Italia ha un attivo di 6600 miliardi, è la seconda economia più solida dopo la Germania”), quest’anno il Cavaliere scende di due posizioni dicendo – a gennaio 2013 – che “Non c’entra nulla il governo sulla riduzione dello spread“, così da poter dire che nemmeno il differenziale alle stelle del 2011 era colpa del suo esecutivo.
Nella rassegna delle “pinocchiate” sottoposte a sondaggio (per lo meno, quelle che i lettori di Pagella politica hanno letto o commentato di più) figurano anche personaggi come Nichi Vendola (per le “sberle” europee sull’iniquità dell’Imu), Roberto Maroni (secondo lui, se la Lombardia non era tra le 100 regioni più competitive d’Europa, era colpa di Monti), proprio Mario Monti (non è vero che le tasse sono aumentate più coi governi precedenti che con il suo), Renato Brunetta (per lui occorreva una maggioranza precostituita per essere incaricati di formare un governo) e anche il neosindaco della capitale Ignazio Marino, scivolato sulla buccia di banana dell’affluenza di turisti tra Berlino e Roma.
Mettendo insieme le varie dichiarazioni rilasciate dai politici (spesso segnalate dai lettori) e verificate dalla redazione del sito, risulta che la pagella personale più brutta è quella di Berlusconi, che ha solo il 58% di veridicità complessiva (su 62 dichiarazioni analizzate), giusto un punto in più di Grillo (59% su 130 dichiarazioni) passate al vaglio. Vanno decisamente meglio, anche se sono molto meno analizzate, Emma Bonino (91% di veridicità su 14 dichiarazioni) e Laura Boldrini (90% su 24), si difendono bene Enrico Letta (85% su 54) e Matteo Renzi (78% su 99); largamente sufficiente Angelino Alfano (69% su 31).
Restando in casa democratica, se per ora Letta riceve il giudizio non esaltante di “Pinocchio andante” (il penultimo, prima della Panzana Pazzesca) solo per avere sbagliato la percentuale di giovani che si laurea pur non avendo un padre diplomato, Renzi prende due granchi da manuale (a fronte di molte informazioni corrette e verificabili), posizionando al livello sbagliato gli studenti italiani a livello internazionale e “gonfiando” il numero di voti ricevuti alle ultime primarie.