Quando si pensa a giocatori cattivi, in campo (e fuori), non si può che pensare a lui, a Edgar Steven Davids. Il Pitbull, soprannome che risale ai tempi dell’Ajax allenato da quel simpaticone(per noi italiani) di Louis Van Gaal, annuncia a quarantanni compiuti lo scorso marzo, di voler appendere gli scarpini al chiodo. Il motivo? L’abbonamento ai cartellini rossi, vizietto che non ha mai perso da quando gioca a calcio.
LE ORIGINI– Nato come suoi celebri connazionali (Clarence Seedorf su tutti) in Suriname, Repubblica dell’America Meridionale ed ex colonia olandese, Davids cresce nella periferia nord di Amsterdam. Da bambino gioca a calcio per strada assieme a Patrick Kluivert, uno che i tifosi del Milan ricordano per i tantissimi goal sprecati davanti alla porta. L’Ajax lo scopre e ancora giovanissimo lo fa esordire in Eredivisie: Davids vince praticamente tutto quello che un calciatore può vincere, e dopo aver alzato al cielo una Champions League ed una Coppa Intercontinentale nel 1995, la stagione successiva sbarca in Italia. E’ il Milan del neo tecnico Oscar Washington Tabarez a volerlo, ma con i rossoneri sono solo dolori.
JUVENTINO DOC– Terminata la deludente annata con il Diavolo, Davids viene ceduto alla Juventus per una cifra attorno ai 9 miliardi di vecchie Lire. A Torino c’è Marcello Lippi, allenatore dal caratteraccio molto simile al suo. In tanti scommettono sulle pazzie del giocatore, prevedendo addirittura la data più o meno esatta del suo primo litigio col tecnico viareggino. Ma in poco tempo l’olandese diventa un punto fermo dell’undici juventino. Il Pitbull dimostra grande attaccamento alla maglia e diventa subito l’idolo dei tifosi, uno di quei giocatori che si amano punto e basta.
QUANDO IL GIOCO SI FA DURO– Il centrocampista olandese, inserito da Pelé nella lista dei 125 più grandi giocatori viventi, è famoso anche per non essersi mai tirato indietro quando ci sono questioni da risolvere con la forza. In tutta la sua carriera Davids ha collezionato quasi 20 espulsioni e poco meno di 120 ammonizioni, un record difficile da battere per chiunque. Per molti anni l’olandese è stato maestro sia di risse in campo che di interventi ai limiti del regolamento. La scazzottata più famosa, almeno in Italia, quella con il milanista Contra nel lontano 2002.
Dopo la finale di Champions persa ai calci di rigore contro il Milan, le strade del numero 26 e della Juventus si separano, dovute, così si dice, ad un battibecco con Lippi. Il popolo bianconero, però, non dimentica quei meravigliosi sette anni passati assieme. E quando si tratta di scegliere i 50 giocatori che hanno fatto la storia della Vecchia Signora, ecco la sorpresa. La cinquantesima stella dello Juventus Stadium porta proprio il nome di Edgar Davids, il primo olandese ad indossare la casacca bianconera. Da quel momento un continuo girare per l’Europa, tornando anche, per un breve periodo in Italia, all’Inter.
“PERSEGUITATO DAGLI ARBITRI”- Dopo le esperienze poco felici con il Tottenham e il Crystal Palace, a Davids arriva la proposta del Barnet, squadra di un quartiere di Londra militante nella Conference Premier, una sorta di Serie D italiana. Al Pitbull viene offerto, come spesso accade Oltremanica(vedi Vialli-Chelsea) l’intrigante ruolo di allenatore-giocatore, per tentare una scalata verso il calcio che conta. Nonostante l’età e i primi capelli bianchi, Davids non perde però quella brutta abitudine a farsi espellere e, in sole 8 partite, conquista la bellezza di ben 3 cartellini rossi.
L’ultimo, nella gara contro il Salisbury, non riesce proprio a digerirlo, e subito dopo il triplice fischio annuncia di voler appendere gli scarpini al chiodo. “Lascio il calcio giocato, gli arbitri mi hanno preso di mira, d’ora in poi sarò solo l’allenatore del Barnet”. Un ritiro clamoroso ma, secondo l’olandese, doveroso per “tutelare la società” dalle severe giacchette nere di Sua Maestà, che sarebbero prevenute nei suoi confronti.