La politica ai tempi di Twitter

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Twitter – che tanta parte ha avuto nella “primavera araba” come strumento di comunicazione tra le migliaia di giovani scesi in piazza per pretendere (e speriamo ottenere davvero) la democrazia in Egitto e Tunisia – anche in Italia, negli ultimi mesi, è diventato un must tra star dello spettacolo, politici, giornalisti e opinion makers (più o meno accreditati).

[ad]La popolarità di un personaggio pubblico (vedi ad esempio Fiorello) ha iniziato a misurarsi anche sul numero di “followers” che si possono vantare: avere centinaia/migliaia di persone che seguono i tweets (massimo 140 caratteri, spazi inclusi) e selezionare con attenzione chi seguire (esemplare in questo senso sua Santità il Dalai Lama; followers: 3.306.393, following: 0).

Attraverso l’uso (o l’abuso) dello strumento si costruisce un pezzo della strategia di comunicazione di un personaggio pubblico. Anche i politici italiani sembrano aver scoperto l’uso di Twitter. Con conseguenze interessanti.

Alcuni #hashtag che richiamano gli accadimenti politici dell’ultimo periodo sono diventati parole chiave della comunicazione su Twitter.

A titolo di esempio: il PD ha lanciato nei giorni scorsi l’#hashtag “diario della manovra”, invitando parlamentari, e non solo, a twittare notizie e opinioni utilizzando questa parola chiave come elemento riconoscitivo. Dal segretario Bersani alla presidente Bindi, dai deputati (#opencamera) ai  senatori (#opensenato) del PD, in tanti hanno composto centinaia di tweets, provando a costruire un racconto condiviso.

Alcuni supportati dagli uffici stampa. Altri, come per esempio i deputati Emanuele Fiano e Andrea Sarubbi, commentando in diretta il dibattito in aula e trasmettendo ai followers, non solo news ma anche un proprio stile personale molto riconoscibile.
Quasi impossibile dunque non essere su Twitter. E quasi doveroso esserci. Come il Ministro Terzi che si è fatto immediatamente trovare, dando un segno di trasparenza e raggiungibilità da parte di un Governo, come quello Monti, nato sulla base dell’emergenza e della “supplenza” del Presidente della Repubblica.

Ora Twitter ha deciso di rivoluzionare il proprio sito per renderlo più intuitivo e consentirgli di rivaleggiare con Facebook e Google+ quanto a diffusione e intensità di utilizzo; anche in Italia infatti Twitter soffre di un basso tasso di partecipazione da parte dei suoi lettori: meno di un twitterer su cinque che, oltre a leggere, agisce scrivendo, retwettando o menzionando contenuti.

Una delle grandi novità del redesign di Twitter è data dalla ridenominazione del cancelletto in “Discover”: un’azione tesa a rendere più chiaro per l’utente la possibilità di scoprire i temi di conversazione collettiva e certo uno dei tratti di maggior interesse per la partecipazione politica e per la comunicazione sia sui nuovi media che sui media tradizionali.

Un mondo dunque, quello dei social network, in continua evoluzione, da cui la politica non può più prescindere per comunicare ai cittadini progetti, idee, scelte. L’attenzione ai cambiamenti dei linguaggi e ai veicoli attraverso cui viaggiano, la capacità di utilizzarli nel mondo più appropriato, potrebbero diventare nel prossimo futuro una possibile modalità di “selezione naturale” della classe dirigente (in particolare quella politica).

Facendo spazio magari (finalmente) ai tanto evocati “giovani”, sicuramente più capaci a muoversi con scioltezza tra un tweet e un “discover”. Con l’auspicio che abbiano cose interessanti da raccontarci.

(Ha collaborato Andrea Boscaro).