Burkina Faso: terremoto nel partito del presidente
Burkina Faso: terremoto nel partito del presidente.
Potrebbe essere la messa in scena del solito copione africano, ma potrebbe essere anche il preludio al caos in Burkina Faso, uno dei paesi più stabili in Africa Occidentale e anche una colonna della politica estera francese nella regione.
I motivi di allarme ci sono tutti. Negli ultimi giorni il Congresso per la Democrazia e il Progresso, cioè il partito al potere del longevo presidente Blaise Compaorè, è stato investito da una ondata di dimissioni. In una lettera ben 75 esponenti di questo partito hanno spiegato di essere in profondo disaccordo con l’attuale orientamento del partito e i suoi metodi di gestione interna. I dimissionari non sono sconosciuti, bensì una buona parte dei dinosauri di questo partito che sono stati in questi 25 anni vere e proprie colonne del sistema di potere messo in piedi da Blaise Compaorè e alcuni cofondatori della formazione politica. Nella lettera questi sono andati giù duri: vengono denunciati metodi (cito testualmente) “fondati sull’esclusione, gli intrighi, l’ipocrisia e la delazione”.
In realtà, al di là delle dure critiche, la questione in gioco è la solita, cioè l’articolo 37 della costituzione. Lo si vorrebbe modificare in modo da cancellare il numero di mandati presidenziale e consentire così la presentazione dell’eterno Blaise Compaorè alle elezioni del 2015.
Nei prossimi giorni potrebbero arrivare altre dimissioni da altri organi decentrati del partito, contrari anche al potere sempre più marcato del fratello minore del presidente, François Compaoré.
Difficile capire se tutto questo movimento sia in realtà una mossa del presidente che così, alla fine, per evitare il caos verrebbe legittimato a rimanere al potere o a insediare un suo uomo di fiducia (il fratello?), oppure un vero e proprio ammutinamento. In entrambi i casi il rischio che il paese finisca nel caos sono più che concreti.
All’inizio del 2011 l’ex colonia francese era stata profondamente destabilizzata da sommosse militari e proteste studentesche che avevano fatto vacillare il longevo capo dello Stato. In tutto questo dalla Francia assoluto silenzio. Ciò che è certo è che Parigi in questi ultimi anni si è mostrata più che interessata a non perdere posizioni nella regione (Costa D’Avorio, Mali, Repubblica CentroAfricana. Niger, proprio in questi giorni con le trattative sull’Uranio del Nord).